IL NUOVO CHE NON C’E’
La prima prova del campionato del mondo Supermoto nasconde una preoccupante verità. Un anno dopo l’altro i nomi che leggo nelle classifiche sono sostanzialmente gli stessi, come se il mondiale subisse passivamente un innaturale processo fisiologico di invecchiamento. Perché innaturale? Poiché il ricambio generazionale che dovrebbe essere una prerogativa di ciascuna disciplina sportiva, in questa specialità è inesistente.
Nella logica dello sport accade che a determinare l’età della pensione dei suoi protagonisti sia molto spesso l’asfissiante pressione prodotta dalle nuove leve: il giovane talento si propone a sorpresa, matura velocemente esperienza, incamera risultati fino a togliere la piazza al pilota affermato. Che a quel punto ha due possibilità: reagire oppure dargliela su.
Nel motard questo non avviene. E per enne motivi a tenersi stretta la scena sono i soli noti (o poco noti) da ormai tanti, troppi anni.
I problemi che attanagliano una disciplina che sa anche generare spettacolo sono di eterogenea natura. Del resto oggi non c’è sport dei motori che non debba misurarsi con l’ormai diffusa crisi finanziaria o, nei casi più estremi, con la necessità di generare spettacolo.
La costante per cui Van Den Bosch è davvero il più tosto a prescindere dai colori che indossa non è un problema. Ma se il resto è tutto tremendamente uguale stagione dopo stagione allora il problema si pone. I piloti (gli stessi…) scivolano da una tenda all’altra (in pista ormai si derapa davvero poco) alternandosi nelle posizioni più o meno nobili delle classifiche.
Motocross ed Enduro in questo senso stanno decisamente meglio. Ed a fianco di quei “senatori” che continuano ad avere un effetto mediatico importante, l’una e l’altra disciplina propongono nomi più o meno nuovi all’apertura di ogni stagione.
Nella classe MX2 c’è un qualificato gruppo di pilotini francesi che un po’ a sorpresa ed un po’ no, detta i tempi del mondiale. Ed è bello oltre che spettacolare vedere Paulin, Frossard e Musquin che fanno saltare anche il più prevedibile dei risultati. Altro che monologo Simpson…
Nell’enduro che conta godiamoci un Oldrati che si sta facendo le ossa dietro a quelli veri. Senza contare che ragazzi come Joly, Mena e Bourgeois presto saran pronti a fare il grande salto.
Tutto ciò per dire che per un gruppo di piloti che sta inevitabilmente infilandosi verso la via del tramonto, ve ne sono altrettanti che presto si faran conoscere al grande pubblico come vuole la legge spietata ma del tutto democratica di ogni genere di sport.
La supermoto no. La supermoto vive una realtà profondamente diversa, quasi che quello di cui parlo fosse un contenitore impermeabile all’interno del quale bivaccano vecchi nomi (in senso stretto del termine) destinati a restar lì per tempo e tempo ancora poichè il numero dei giovani non riempie le dita di una mano. L’elenco partenti è rimasto incredibilmente uguale nel tempo. Segnale preoccupante per una disciplina che deve provare a garantirsi un futuro. Se almeno il futuro è ancora un argomento interessante per chi gestisce il campionato e per chi lo deve correre.
EDOARDO PACINI