PROLOGO LUGLIO
IMPARIAMO AD AVERE MEMORIA
E non fermiamoci solo a quel che vediamo…
Le ricordo così: moto complicatissime da avviare, da freddo ma anche da caldo. Accenderle era l’incubo di ogni bambino e per diretta conseguenza di tutti i papà.
Non partivano mai: puntine, candele e carburatori di quel tempo non erano quelli che sarebbero stati poi… Poi… c’era quel pedale che dovevi spingere in avanti quando tutte le moto a ruote alte le accendevi scalciando all’indietro.
I minicrossisti di allora non avevano molta scelta e quello verso una Italjet era un passaggio naturale. Le moto di Leopoldo Tartarini erano bellissime, espressione di una creatività straordinaria. Ma erano soprattutto minimoto pensate per il campetto che sorgeva alla periferia di ogni paese.
Dopo il rodaggio si montavano “espansione”, corone grandi come cerchi e pignoni a nove denti. Alle frizioni si sostituivano molle e materiale d’attrito. I più avvezzi rivedevano luci e travaseria di cilindri che fi nivan per sembrare groviera…
Così elaborate, prestazioni e rumore crescevano ma il problema di fondo restava irrisolto: non partivano mai.
Oggi nulla è come allora. Sotto l’aspetto tecnico ma non solo.
L’esperienza con la piccola SX- E 5, la mini elettrica prodotta da KTM, è disorientante e non solo per quello che costa… La ricarichi come il telefonino, la metti in moto pigiando un bottone, ne fai crescere le prestazioni selezionando uno dei programmi predefi niti.
Tutto estremamente facile? Sembra, ma poi non è così. Perché se dal punto di vista tecnico l’evoluzione ci ha portati dove siamo, restano evidenti i limiti strutturali e le crescenti restrizioni.
Papà, papà, mi porti in pista? Sì, ma dove?
EDOARDO PACINI
Direttore Responsabile