Dakar 2021 Ricky Brabec alla conquista dell’impossibile
La settimana prima di Natale incrocio Johnny Campbell per parlare della prossima Dakar nel momento in cui sta organizzando i preparativi prima di imbarcarsi su un jumbo jet diretto in Arabia Saudita assieme al Campione 2020 Ricky Brabec. Ricky proverà a replicare la vittoria a bordo della CRF450 Rally del Monster Energy Honda HRC Team lungo le 3.000 miglia sulle dune di sabbia spaventosamente veloci del deserto saudita. Nel viaggio in macchina per andare a incontrare Brabec nella sua casa ad Hesperia, il diciassette volte Campione Baja 1000 mi racconta un aneddoto sulla illustre storia di HRC nelle corse fuoristrada nel deserto.
“La Mexican 100 è nata negli Anni ’60 – sottolinea Campbell, che è sempre stato fortemente ispirato dalla mente visionaria di Soichiro Honda –. A quei tempi, da Tijuana a Ensenada non c’erano strade asfaltate. C’erano motociclisti che facevano corse cronometrate per vedere quanti giorni impiegavano per arrivare a Ensenada o a Cabo o ancora a La Paz. Motivo per cui nel 1962 Honda ebbe un’intuizione grandiosa con la sua CL72 Scrambler, una moto da 305 cc, e cioè partire dal confine di Tijuana facendo scattare il cronometro dall’ufficio telegrafico per ottenere così il tempo ufficiale, e arrivare direttamente a La Paz. Ci impiegò più di 39 ore. In poco tempo la Mexican 100 divenne la Baja 1000, nella quale Honda ha una profonda e ricca storia”. Senza accorgercene, siamo arrivati a casa di Brabec.
Ciao Ricky, amico mio, come stai? Quando impacchettate il tutto e partite per l’Arabia Saudita?
“Esattamente il giorno di Natale”.
Wow, caspita…
“Sì, ma sono pronto!”.
Sei nato a San Bernardino e cresciuto a Hesperia, città nel deserto dell’Inland Empire California. Come sei diventato un pilota Rally di caratura mondiale?
“Quando 14 anni da San Bernardino mi sono trasferito a Hesperia ho capito subito che non dovevo più praticare sport con mazza e palla. Ho semplicemente preso la moto e iniziato a guidare il più possibile. Correndo qua e là, mi sono innamorato del deserto ed è nata una grande passione. Che si tratti di moto o side-by-side, campeggio, viaggi in camion, mountain bike, qualsiasi cosa. Come fosse casa mia e dove mi sento meglio”.
Io sono cresciuto invece tra Cleveland e Detroit, da ragazzo ero un fanatico del Motocross. Conoscevo le gare nel deserto attraverso Cycle News, ma non mi ero mai intressato più di tanto. Poi, negli Anni ’90, con il mio amico Davey Coombs di RacerX avevo incontrato Johnny Campbell per scrivere una storia su di lui, sulla Baja 1000 e su altre gare nel deserto. Dopo aver capito che la gara era terribilmente importante per Mr. Honda e il futuro della “Honda Way”, ne sono rimasto colpito. Quando mi è stato chiesto di fare questa intervista con te ero entusiasta. Ammiro tantissimo quello che fate voi rallysti.
“Grazie, che onore. Anch’io sono cresciuto facendo Motocross in giro, è lì che ho incominciato con le due ruote. Però quello che dici è vero, molti appassionati di Motocross sembra che conoscano solo quello. E sai cosa? Non c’è niente di sbagliato, tutti abbiamo le nostre passioni. Però è come se noi rallysti non abbiamo la stessa credibilità che dovremmo avere, come se fossimo la forma più sottovalutata di sport a motore. I piloti di Motocross in genere non capiscono la bellezza delle gare nel deserto. Andrew Short è un’eccezione, è stato un grande Campione nel Motocross e Supercross e oggi è passato ai Rally con altrettanto successo”.
Ho visto Andrew Short vincere il Motocross delle Nazioni a Thunder Valley in Colorado nel 2010. Quel pomeriggio aveva corso nella classe Open su una Honda 450 impressionando tutti i 20.000 fan presenti.
“Vorrei che più amanti del Motocross dessero una possibilità al fuoristrada. Esplorando il deserto e luoghi dove non sono mai stati prima. Sono dell’idea che scoprirebbero una nuova passione per la moto”.
Sono arrivato a Los Angeles nel 1986 da fanatico totale di Motocross. Ho iniziato a incontrare personaggi come Johnny O’Mara che mi hanno raccontato di Johnny Campbell, finendo per scrivere un paio di storie su di lui. Da quel momento in poi sono rimasto ipnotizzato dal mondo dei Rally. Anche Mr. Honda ci teneva particolarmente alle gare nel deserto!
“Honda è stata nel fuoristrada per molto tempo. Johnny Campbell e Bruce Ogilvy hanno assunto la direzione del programma off-road Honda che si è a sua volta evoluto nel programma Dakar per il quale sto correndo. Johnny è un ragazzo eccezionale, Bruce e Kendall Norman mi hanno spesso parlato di lui. Credo che senza di loro il programma fuoristrada di Honda non sarebbe così importante come lo è oggi”.
Che ruolo gioca la navigazione alla Dakar? Quanto è cruciale?
“E’ sostanzialmente dura. Cerchi di trovare la tua strada in un deserto che non conosci, allo stesso tempo devi andare veloce, essere puntuale, cercando di fare del tuo meglio, e la navigazione rimane l’aspetto più importante. Siamo circondati da waypoint che dobbiamo trovare perché se ne perdi uno, prendi una grossa penalità che può compromettere il risultato finale. Quindi, cerchiamo di fare del nostro il meglio. Immagina di correre 100 miglia all’ora in un deserto in cui non sei mai stato prima e su un terreno che non hai mai visto in vita tua. Vai alla cieca sperando di azzeccare la direzione giusta, finché non arrivi alla zona successiva!”.
Come ti prepari per affrontare fisicamente e mentalmente 12 tappe e 3.000 miglia? Stando in moto otto ore al giorno, per 12, 13 o 15 giorni alla volta?
“Più la fai e più diventa facile, ma la prima volta è snervante chiedersi se riuscirai ad arrivare così lontano. Le variabili sono infinite, quindi quello che faccio per allenarmi assieme a Johnny e Kendall è pianificare questo gigantesco viaggio in ogni dettglio. Ci aiuta anche Andrew Short. Credo che allenarsi con un altro pilota di Rally sia importante avere maggiore esperienza, misurando velocità e tempo per quando entrerai in gara il primo giorno”.
Prima di questa intervista ho raccolto una serie di storie sul tuo conto in cui spieghi l’importanza di mantenere costantemente il ritmo gara aggressivo alla Dakar, facendo però del tuo meglio per conservare le parti meccaniche della moto. E’ così?
“Esattamente. Non vuoi esplodere subito e, ovviamente, nemmeno schiantarti. Devi trovare il giusto equilibrio di correre forte e allo stesso tempo di mantenere il tuo corpo e la tua moto il più vicino al 100 percento per i giorni successivi. Poi, però, ci sono giorni in cui devi solo aprire il gas”.
Flashback Dakar 2020
Dopo quasi 5.000 miglia di gara, Ricky Brabec ha fatto la storia sulla sua Honda HRC CRF 450 Rally: tagliare il traguardo del Rally più lungo, estenuante e probabilmente più venerato del pianeta: la Dakar. Diventando il primo americano a trionfare nei 42 anni di storia della Dakar e, per di più, per il Monster Energy Honda Team, Brabec ha spezzato l’egemonia di KTM che durava da quasi due decenni. Anche per Brabec è stata una vittoria molto personale, segnando il culmine di un viaggio epico per realizzare un sogno. Nato a Mira Loma, in California, nel 1991, Brabec ha passato una vita intorno alle moto da cross. Quando la sua famiglia si è trasferita da Riverside a Hesperia, circondata dal Deserto del Mojave, il dado era tratto e ha iniziato ad affinare le abilità necessarie per vincere un giorno la gara fuoristrada più dura al Mondo. Saltiamo in sella con Ricky Brabec. E’ ora di scoprire cosa ci vuole per diventare un Campione della Madre delle Grandi Maratone nel deserto.
Conquering the Impossible: The Ricky Brabec Story
Honda CRF450 RALLY Dakar 2021
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(di Eric Johnson / Images Monster Energy)