L’ultima vittoria in un GP di un pilota Italiano su una moto italiana
di Martino Bianchi
Facebook in settimana mi ha ricordato di quel 23 giugno del 2002 a Sevlievo in Bulgaria, dove Alessandro Puzar vinse il suo ultimo GP della carriera. Impossibile per me dimenticare quella giornata. Sandro quell’anno aveva ancora voglia. Ne aveva tanta. Malgrado i suoi 33 anni si divertiva ancora in moto e dava sempre tanto spettacolo. Vederlo guidare era una goduria. Gli avevamo fatto un team tutto cucito su di lui. Edo Farina (Edo Racing) si era proposto di darci il supporto logistico. I suoi compagni si squadra erano Christian Stevanini in 125 e Johnny Lindhe in 500. Era la stagione dei GP gestiti da Dorna e delle manche di mondiale in prova unica. A Sandro piacevano. Poco sbattito, tutto in una manche. Si era preparato bene per quella gara nel caldo torrido di inizio estate in Bulgaria. La settimana prima mi ricordo che andai a vederlo in allenamento su una pista che si era creato vicino ad Asti. Una pista durissima, con tante buche secche a scalino, molto tecnica ma anche veloce. Malgrado i 30° fece due manche da 30 + 2 giri sempre a full gas. E negli ultimi due giri girava più veloce che all’inizio. Scendeva dalla moto col sorriso di un bambino, appagato da tanta fatica. Due consigli ai tecnici di Marzocchi e Sachs che ci facevano assistenza per le sospensioni, un check alla carburazione col Paolino (il nostro motorista) e via eravamo pronti per la trasfertona. Scusate dimenticavo, Sandro quell’anno aveva firmato per correre con Husqvarna. Si era innamorato della nostra 125 l’autunno precedente e ne aveva capito il potenziale. Aveva portato allegria nel team e in azienda, noi che venivamo da due stagioni bruciant,i la 2000 del flop di Everts e la 2001 della positività di Bartolini mentre stava facendo una grande stagione. Sandro era uomo team, riusciva ad amalgamare le persone, a stemperare la tensione, sempre pronto a ridere e a scherzare ma anche a lavorare sodo quando ce n’era bisogno. Aveva anche portato Jeckerson come sponsor di abbigliamento dopo gara del team, che ci aveva vestito tutti con un abbigliamento giallo fluo e un azzurrino chiaro poco in linea con l’identità di Husqvarna ma sicuramente molto sgargiante e che si notava da lontano!. La trasferta a Sofia la facemmo tutti insieme in aereo, Ricordo oltre a Sandro, il suo meccanico Danilo Banchi, il Paolino motorista, Walter per la ciclistica mentre Ivo Rio guidava il camion e ci aspettava in pista. Le prove andarono bene. La pista gli piaceva. Sandro il sabato sera aveva il rituale di pulire il comando del gas e di “lubrificare” il cavo della frizione. Dovevano essere come diceva lui. Così i meccanici lo lasciavano fare. E poi il rituale della posizione del manubrio. Lui seduto in sella e Danilo con la chiave da 10 e da 8 in mano per sistemare il manubrio e le leve nella posizione desiderata. Questo accadeva senmpre a ogni gara, il sabato, anche se la moto era sempre la stessa. Poi a 30 minuti dall’inizio della manche un altro rituale, scaldare gli avambracci tirando e lasciando la leva della frizione. Tre minuti per ogni braccio. Una doccia fredda, la pettorina leggerissima e una maglia bucherellata a mano per far passare l’aria. Pochi muniti prima di andare al preparco due ragazzine gli chiedono un autografo, Sandro prende le cartoline, le firma e si concede anche a una foto con bacio tra le due fans. Si gira , mi fa l’occhiolino e mi dice: “prendi la maglia per il podio!”. Mi vengono ancora i brividi a pensarci. Purtroppo non avrei potuto seguire come sempre la gara da bordo pista con i meccanici perché il commentatore della Rai, (in quegli anni le gare erano in diretta su Rai Sport), mi chiese di fargli da spalla per il commento della 125. Gara e commento che ho registrato e che tengo come una reliquia. Vado alla gara. Sandro parte fortissimo e prende il comando per un paio di giri. Ma Townley lo supera, è più veloce e impone il suo ritmo. Sandro sembra accontentasi del secondo posto, ma a 4 giri dalla fine il giovane Townley crolla fisicamente e Puzar invece è come un leone, lo passa e allunga. Gli ultimi due giri sono un’apoteosi. Io sono in cabina di regia e non capisco più niente. Vedo i meccanici, Ivo, Walter, Danilo che dai box si sbracciano fino ad entrare quasi in pista. Sandro dà spettacolo, Towley è scoppiato perde anche la seconda posizione ai danni di Dupaquier, si proprio il papà del compianto Jason. All’ultimo giro e passa in zona box salutando i meccanici, io mollo la cabina di regia lasciando da solo il cronista incredulo ma gli faccio vedere la maglia che tiro fuori da sotto la maglietta e gli dico “scusami non te l’ho fatta vedere per scaramanzia…..ma Sandro mi aspetta al podio”. Raggiungo i meccanici e tutti insieme lo festeggiamo all’ultima curva prima del traguardo. E’ un’apoteosi. Ci abbracciamo e stringiamo come non mai. Sandro arriva e ci abbraccia tutti. Si lava, mette la maglia nuova da podio e quasi contemporaneamente io e il Walter lo alziamo in trionfo. Lui alza le braccia al cielo con i pugni chiusi , e chiude anche gli occhi quasi commosso.
Anche io salgo sul podio, come responsabile per l’industria che aveva vinto il GP. L’ultimo GP, ancora oggi dopo quasi 20 anni, vinto da un pilota italiano su una moto tutta Made in Italy. Con quella vittoria Puzar si portò al quarto posto in classifica provvisoria del mondiale 125 dopo sette prove, a soli 5 punti di distacco da Maschio che a Sevlievo collezionò un ritiro. La notte andammo tutti insieme a festeggiare a Sofia dove dormimmo in cinque in una camera da due , qualcuno per terra sui tappeti, altri sul divano. La Gazzetta dello Sport il lunedì ci dedicò anche un articolo con la stessa foto che vedete qui con Sandro in trionfo. Impossibile dimenticare quella giornata di sport, di vittoria di un grande atleta e di grande soddisfazione per tutti i dipendenti e i tecnici dell’Husqvarna di Schiranna.