Pensieri antitetici
di Fabio de Lorenzo
Breve premessa, per deontologia professionale dovrei essere sempre super partes, ma in questa rubrica settimanale, ho la licenza di infrangere qualche regola. Al solo pensiero di avere una decisa simpatia fiamminga inorridisco anche perché l’Antonio nazionale è il mio supereroe, ma tant’è…Herlings non è mai stato un pilota che ha attirato le folle, e lui onestamente non ha mai cercato atteggiamenti ruffiani al solo scopo di catturare l’attenzione dei fan. Gestire nei primi anni l’energia esplosiva di Jeffrey è stata un’impresa titanica che solo l’enorme esperienza di Valentina (Ragni) ha saputo almeno in parte imbrigliare- Leggende da paddock raccontano di confronti ravvicinati con padri di gentil pulzelle, sorelle di altri piloti, di discussioni infinite con icone del nostro sport dedite alla sua crescita e di innumerevoli altri episodi al limite della spacconeria. Giusto per riportarci più sotto data mi viene in mente quando, di fronte all’ennesimo stop per infortunio, il buon Jeffrey pubblicò sui suoi profili social, una foto con una didascalia che più o meno recitava una frase simile: ”quando i leoni sono assenti i cani si dividono la preda”. Simpatico il ragazzo eh…Poi qualcosa è cambiato; chiamatela maturazione o forse meglio dolore. Si dolore quello che lui ha sentito troppe volte e che lo ha costretto spettatore ai piedi dei podi che altrimenti sarebbero stati suoi. Probabilmente quei lunghissimi mesi lontani dal suo mondo lo hanno cambiato imponendo uno stile diverso al suo modo di affrontare la vita e quindi la pista. Stabilito che il mondo non era in guerra con lui, ha potuto finalmente concentrarsi sul suo innegabile immenso talento. Probabilmente con qualche deficit fisico mai più recuperabile ma con un benefit immenso riassumibile nel saper ascoltare gli altri e se stessi. Da quel momento, ormai avvenuto da tempo, Jeffrey è stato un altro uomo e soprattutto un altro pilota. Purtroppo, la sfortuna non si è scordata di lui e non ha mai perso occasione per sfiancare senza sosta la sua fame atavica di vittorie. Dapprima è sembrato arrabbiato e poi quasi remissivo anche nelle dichiarazioni nei confronti di chi incolpevolmente, lo ha messo ai box anche in questa stagione. In quel momento è scattato qualcosa nella mia testa e credo nella mente di chiunque ami questo sport. La costanza nel volersi rialzare e la voglia feroce nel lottare contro il dolore, lo hanno elevato ad un step superiore. L’umanità mostrata in numerosi frangenti mi ha colpito e quasi inconsciamente, mi sono ritrovato sempre sui riscontri cronometrici di Jeffrey.
Nella mia personalissima grading list del 2021, dopo lo strameritato decimo titolo alla carriera per Cairoli, insiste quel numero 84 che ha pagato un prezzo altissimo alla Dea Bendata ma che ancora una volta ha lanciato una sfida difficilissima nella sua rincorsa all’iride.