Sempre Mattia (seconda parte)
di Fabio de Lorenzo
(Prima parte LINK)
Fino ad oggi la linea del rendimento di Mattia ha sempre virato verso l’alto tranne che sui tracciati sabbiosi. Pronunciare Lommel e Oss ed immaginare cosa non ha funzionato, nonostante i buoni tempi
Tutto quello che poteva succedere è accaduto! Ma sono state soprattutto le cadute in partenza che hanno condizionato ambedue gli appuntamenti; a Lommel ho picchiato duro mentre ad Oss, alla seconda curva, mi è scivolato davanti Maxime (Renaux). Le manche sono due e, se parti ultimo nella prima frazione, tutto diventa molto più complicato. Fai fatica a prendere il ritmo perché hai sempre davanti piloti da superare e non trovi mai le linee giuste. Le energie spese per cercare di risalire, specialmente con il fondo del tracciato cosi malridotto, ti vengono a mancare in gara due. Oltre a tutto questo le condizioni climatiche particolarmente severe hanno reso ancora più estremi i circuiti. La sabbia era molto bagnata, quasi come in inverno, e le buche erano diverse rispetto a quanto ci attendevamo in questo periodo dell’anno. In queste condizioni gli specialisti hanno fatto la differenza. Per quanto ti puoi allenare su quel tipo fondo, non avrai mai la sensibilità di chi ci ha trascorso tutta la sua carriera. In sostanza è stato difficilissimo tenere un ritmo costante; provavo a spingere e riuscivo a fare mezzo giro forte ma poi arrivava sempre un piccolo errore che mi impediva di segnare tempi costanti.
Quasi sempre le conseguenze di impatti violenti vengono tenuti celati per le normali strategie dei team. La caduta di Lommel ha portato in dote a Mattia un fastidioso problema alla mano che lo ha condizionato negli appuntamenti successivi quando è parso meno aggressivo, anche sui terreni dove avrebbe potuto fare la differenza.
In Belgio ho accusato qualche problema al braccio. Ho impattato violentemente con la spalla senza alcun danno se non il dolore nell’immediato. Quando ero a terra mi sono passati sull’avambraccio e questo è diventato un problema anche nelle settimane successive. Già in allenamento, prima del GP della Lettonia, mi ero accorto che mi si induriva l’avambraccio e perdevo sensibilità alla mano. In queste condizioni facevo molta fatica a frenare davanti e spendevo molta più energia per guidare. A Kegums negli ultimi 10/15 minuti avevo previsto di attaccare Renaux ma appena ho alzato il ritmo si è subito ripresentato il problema ed oltre a non frenare, non riuscivo a stringere il manubrio. Per evitare di commettere errori e perdere punti importanti in campionato, ho preferito allentare la presa sul comando del gas
Essere figlio di chi ha vinto la più grande scommessa degli ultimi quindici anni, non deve essere un ruolo semplice. Ma se Claudio è l’indiscusso punto fermo di una squadra granitica, Davide è senza dubbio uno degli esponenti più qualificati della new age del nostro sport.
Claudio ha sempre la parola perfetta al momento giusto. Davide sta assimilando il modo di operare del padre alla perfezione; sono sempre in accordo su qualsiasi scelta. Sono certo che ciò che suggerisce Claudio sia condiviso anche da Davide che, giustamente, preferisce far parlare il padre che ha un’autorità diversa rispetto a lui. Si completano alla perfezione e se un argomento od un consiglio non viene dato da Claudio, Davide interviene sulla medesima lunghezza d’onda. Sono complementari ed è molto gratificante lavorare con loro
Due compagni di squadra che non hanno bisogno di presentazioni. Pensi ad Antonio e ti immagini che veda in Mattia la possibilità di perpetrare le sue gesta. Solita squadra, solita casa motociclistica, solita nazionalità; trattamento speciale per il giovane dalle belle speranze?
Antonio mi osserva molto mentre mi alleno. Ogni tanto mi suggerisce qualcosa ma ho la sensazione che si trattenga molto. Credo che ritenga giusto che arrivi da solo a determinate scelte trovando la migliore strategia. Dal mio punto di vista reputo che sia un bene. Lui ha sempre raggiunto i suoi risultati lavorando su se stesso e quindi ritengo che il non volermi aiutare in modo esplicito, sia il suo modo di credere in me.
Negli obiettivi a breve termine un evento che normalmente chiude la stagione ma che quest’anno ha una collocazione inconsueta. Il “Nazioni” si correrà a Mantova a fine settembre e la squadra che l’Italia può presentare è forse la migliore degli ultimi anni.
Ne abbiamo parlato veramente poco con Antonio del Nazioni, giusto qualche battuta. Se la squadra che sarà annunciata è quella che tutti pensano, credo che sarà una delle più forti degli ultimi anni. Essere nel solito Team con Tony e Alessandro sarebbe un grande onore oltre che un ‘ottima possibilità per ben figurare nel tracciato di “casa”. Dispiace solo per la collocazione temporale che ha inserito l’evento a fine settembre con ancora i campionati mondiali da assegnare. Purtroppo, sono stati due anni fortemente condizionati dalla pandemia che ha stravolto tutte le consuetudini.
Dialogare con Mattia è sempre molto gratificante perché le sue risposte, pur condizionate dal ruolo che adesso ricopre, scorgi sempre una limpidezza che numerose volte difetta ai suoi colleghi. Mattia non si nasconde e se ha avuto un problema o semplicemente non era la sua giornata, non ha nessun problema ad ammetterlo e questa è una dote che va ad impreziosire un ragazzo che un giorno dopo l’altro sta velocemente dando forma al suo sogno ed a quello dei suoi già numerosissimi tifosi.
(Image KTM)