Sandro, Chicco e Andrea. Li ho conosciuti bene
di Martino Bianchi
Puzar, Chiodi e Bartolini sono stati i nostri campioni del mondo nella decade 1990/2000. Li ho conosciuti bene queste tre manette che sono state fondamentali per la crescita del motocross in Italia e che ancora oggi rivestono posizioni di rilievo nel nostro settore. Uno diverso dall’altro.
Puzar coscritto di Bartolini, entrambi del ‘68 e Chicco di ben 5 anni più giovane. Puzar è entrato nella storia come primo pilota italiano a vincere nella classe 250. A soli 22 anni. Forse il più talentuoso dei tre! Ma anche il più folle, il più amato dal pubblico. Vero genio e sregolatezza. Un cavallo imbizzarrito sulla moto che poteva fare quello che voleva. Gomiti larghi, guida aggressiva ha fatto gridare ed acclamare un’intera generazione di appassionati crossisti per il suo modo di essere” folle”, bello ed irascibile. I suoi capelli lunghi, la sua risata, un campione di simpatia. Oltre alle vittorie mondiali in 250 e in 125 nel 1995 Sandro ha dato l’anima in tanti Superbowl di Genova, al Motor Show di Bologna e anche a fine carriera proprio correndo per la “mia “ Husqvarna nel 2002 dove ha “rischiato” di vincere un altro mondiale.
In quell’anno ha fatto anche parte della squadra italiana nel vittorioso Motocross delle Nazioni corso a Bellpuig in Spagna, quello dove non hanno partecipato alcune delle nazioni protagoniste nel panorama del cross internazionale come Stati Uniti e Australia e molti big player di quella stagione. Uomo squadra, casinista, sempre pronto a ridere e scherzare, giocherellone fuori dalla pista ma gran professionista in allenamento e quando c’è da tirare fuori le palle. I suoi abbracci nel dopogara mi sono entrati dentro. Ha anche provato a fare il Team manager, ma non era il suo mestiere. Sicuramente più bravo come Pr di una azienda di settore, ruolo che riveste ancora attualmente, piuttosto che come allenatore di futuri campioni.
Chicco mi è entrato nel cuore quando nel triennio 98/2000 corse per Husqvarna. Ebbi una visione e dopo che Chicco vinse il suo primo mondiale con De Carli e la Yamaha, lo strappai dal team romano per portarlo in Husqvarna , gestito da Corrado Maddii. Gran lavoratore, probabilmente il pilota più costruito dei tre. Un tutt’uno con la moto. Grandissimo professionista. Ha sempre dato il massimo per raggiungere i suoi obiettivi. Ha cercato il confronto diretto con il n.1 d’oltreoceano di allora, con Ricky Carmicheal. Ma è stato sfortunato nel rincorrere il forte pilota americano. Pedina fondamentale per la vittoria dell’Italia nel mitico Motocross delle nazioni del ‘99 in Brasile, Chicco è stato il maggior interprete italiano del supercross, ma del supercross vero, quello che si corre negli stadi americani davanti a 60.000 spettatori. La sua stretta di mano, il suo sguardo che ti fulmina, impossibile fargli cambiare idea su un qualcosa che “vuole” o che vorrebbe raggiungere. Una macchina in pista e fuori dalla pista. Anche lui grandissimo lavoratore. Ma molto più schivo di Sandro. Non ha mai amato le luci dei riflettori. Piuttosto che vivere a Montecarlo come ha fatto Sandro ha preferito la vita in campagna, nel suo casolare toscano lontano dai clamori. Grande allenatore delle nuove leve italiane con le sue scuole e la voglia di “passare” la sua esperienza ai giovani. Ha ancora con una gran voglia di confrontarsi e di mettersi alla prova in moto insieme a giovani e malgrado i suoi 48 anni è l’unico dei tre ancora in attività agonistica.
Andrea è quello che conosco meno dei tre, sebbene abbia corso per Husqvarna oltre ad essere team manager e consulente tecnico a Schiranna, ma che sto vivendo professionalmente anche in questo periodo insieme alle giovani leve del motocross junior. L’unico pilota italiano vincitore in classe 500, il primo al mondo a portare alla vittoria mondiale un 4 tempi. Un grandissimo collaudatore. Preciso, metodico. Non ho mai visto nessun pilota con la sua sensibilità. È stato consulente tecnico per diverse aziende di settore. Riesce a capire e a trasferire sensazioni importantissime per il corretto setting della moto in gara. Peccato per i tanti infortuni patiti nella sua lunga carriera. Me lo ricordo con il Team Italia in sella alla Benelli. Era probabilmente il più veloce di tutti, ma tirava delle mine mostruose con conseguenti infortuni ed acciacchi che si è portato dietro per lungo tempo. È arrivato a vincere un titolo mondiale a 31 anni, proprio l’anno dopo che si ruppe il femore a Namur. Con una grandissima forza di volontà si è risollevato e il 1999 è stato per lui una stagione memorabile. Titolo mondiale e Motocross delle Nazioni insieme a Chicco. Poi per cercare di velocizzare i tempi di guarigione di uno dei tanti infortuni patiti, purtroppo è incappato in una penalità per Doping proprio mentre lottava per un secondo titolo mondiale, sempre in 500, nel 2001. L’unico dei 3 ad aver fatto una carriera in Federazione. Come CT della Nazionale ed anche ora è ancora coinvolto con il progetto Motocross Junior. Non si perde una gara di campionato italiano e dà consigli ai giovanissimi con la simpatia e la professionalità che lo hanno sempre contraddistinto.
Grazie a questi tre campioni il motocross italiano ha vissuto una decade trionfale culminato proprio nel ’99 dove i colori azzurri hanno vinto due mondiali su tre e il Motocross delle Nazioni. Ancora a distanza di vent’anni i loro impulsi sono bene presenti nell’ambiente e nel circus del motocross mondiale. Grandissimi!