La caduta degli dei
di Fabio de Lorenzo
Ho sbagliato il pronostico; all’alba della prima vittoria di Dylan Ferrandis, mi ero sbilanciato e per lui avevo ipotizzato una buona stagione che però non sarebbe mai sfociata nel titolo. Ero quasi certo che l’inesperienza dell’ufficiale Yamaha sarebbe impattata contro la solidità e l’ego di Eli Tomac, Cooper Webb ed il resto della truppa dello Zio Sam. Non è andata così e la resa degli americani sul suolo natio si è trasformata in disfatta quando il giovanissimo Jett Lawrence ha terminato l’opera sbancando il jackpot con il titolo della quarto di litro. Non me ne vogliano le miriadi di appassionati del tassello d’oltreoceano, tra i quali mi pregio di appartenere, ma i piloti yankee delle ultime generazioni sono ben poca cosa rispetto ai loro predecessori. Quando nel 1991 Jean Michel Bayle riposizionò i valori in campo, battendo per la prima volta gli americani nei loro campionati, i suoi avversari sputarono sangue fino all’ultimo metro nel tentativo di impedire l’onta che ebbe una eco impressionante in tutti gli States. Scrivo i nomi ed immediatamente si accende il ricordo luminoso di quel periodo storico per molti versi irripetibile. Jeff Stanton, Jeff Ward, Ron Lechien, Damon Bradshaw, Mike Larocco, Jeff Matiasevich. La caratura, il carisma e la voglia di dimostrare che nella loro riserva di caccia erano imbattibili, permise a questa compagine di protrarre il periodo d’oro del motocross americano, nonostante la fragorosa sconfitta inflitta dallo “straniero”. Stralci temporali diversi, popolati da uomini con valori che non si misuravano in dollari ma in orgoglio. La convocazione a fine stagione per il Nazioni era motivo di orgoglio e furiose discussioni in caso di diniego. Vogliamo parlare del presente? Forse è meglio soprassedere per evitare di ripetere concetti ormai sfiniti da una dialettica che si ripete ciclicamente ogni anno. Il risultato è però un numero in rosso che ogni stagione diventa sempre più imbarazzante. Terminati gli uomini di altri tempi si è spenta, dopo una lunga risacca, anche la linea di vittorie al Nazioni. Sconfitte, comunque, ancora gestibili con assenze prolungate e con qualche bella motivazione da dare in pasto al resto del mondo.
Adesso però la situazione sta velocemente implodendo facendo deflagrare un sistema che ha puntato tutto sulla speculazione. Finiti i soldi, finito l’amore; senza l’appoggio dello sponsor e senza alcun guadagno, nessuno sale in sella in attesa della gara buona per muovere il saldo del conto corrente. Tutto questo fino a domenica scorsa quando due ragazzi veloci, ma non certo il miglior prodotto del resto del mondo, hanno schiantato le loro certezze. Se continuerà questa tendenza, il passo successivo sarà l’attacco ad Alamo, ultima roccaforte dentro gli stadi. Probabilmente missione che poteva già essere stata portata a termine se un gravissimo incidente non avesse fermato la progressione di Ken Roczen. In attesa dei prossimi sviluppi mi piace sognare ad occhi aperti immaginando una tabella con il numero 222 schierata all’apertura del National 2022. Delirio onirico? Forse 😉
(Image Promotocross)