Snaturato o evoluto?
di Fabio de Lorenzo
Piaciuta la pista di Lacapelle Marival? Posso esprimere la mia opinione derivante da una breve esperienza quasi trentennale sulle piste di motocross di tutto il mondo? A me no! Certamente scenografica con ampi dislivelli ed una cornice di pubblico che ha riempito occhi e cuore di ogni appassionato dopo i tantissimi mesi in cui l’assenza ha fortemente pesato. Tutto il resto al limite della decenza; stretta, tanto stretta da impedire i sorpassi che infatti sono stati pochissimi (da cronologico ndr) e non scevri da pericolosi incroci. Un budello a tratti angusto, mono traiettoria che ha sfornato gare ben al di sotto del potenziale dei piloti che si sono sfidati sul filo dei decimi. Sicurezza? Deficitaria anche in questo caso; possibile che nessuno abbia notato l’apparizione delle presse a bordo pista? Comprendo tutte le ragioni dei nostalgici del motocross magico degli anni 90 ma solo pensare di tornare stabilmente in circuiti del genere è quantomeno anacronistico. Collegare la presenza del pubblico alle caratteristiche del circuito è sinonimo di poca obiettività. In Francia ogni Gran Premio è una festa; puoi veramente organizzare nel parcheggio di un centro commerciale ed avere la certezza matematica che il botteghino sarà preso d’assalto. Oltre a questo, per la prima volta le restrizioni imposte dal maledetto virus, sono state allentate per numero di presenze… Non credo che la via giusta sia rappresentata dalla sola creazione estemporanea di tracciati in prossimità di autodromi o centri commerciali, però reputo che un corretto avvicendamento sia un buon compromesso. Quello che è certo è che l’alternanza non può riportarci indietro nel tempo e quindi ad una involuzione. Se il motocross è per definizione una “gara di velocità che si disputa su circuiti fuoristrada” l’alternanza sopra citata, in un mondo perfetto, dovrebbe far convivere due aspetti fondamentali della stessa passione.
Circuiti naturali per soddisfare le esigenze dei tifosi di estrazione classica, e impianti costruiti ad hoc il più vicino possibile ai grossi centri abitati con il preciso intento di raccogliere nuovi adepti che certamente non saranno mai attirati dagli impianti classici per gli stranoti motivi. In questa mia personalissima visione del nostro sport ho volutamente omesso le considerazioni inerenti a chi questo sport lo sostiene investendo ingenti somme sotto forma di sponsorizzazioni. Riscrivo involuzione, penso a tracciati meravigliosi ma ormai anacronistici e certamente non adeguati alle esigenze delle attuali moto, e penso a chi, nonostante gli sforzi munifici di Team manager preparatissimi, dovrebbe approcciarsi per investire. Mi dispiace ragazzi ma la strada tracciata può essere una sola e si chiama alternanza a patto di riorganizzare gli impianti permanenti ad uno standard minimo di accoglienza e soprattutto sicurezza che deve necessariamente passare dalla conformazione del tracciato. Torno a Namur e sorrido pensando alla fortuna che ho avuto per aver assistito a gare che hanno scritto la storia del nostro sport. Penso a Namur oggi e, se mai nel futuro qualcuno riuscisse a riaprire le porte dell’Esplanade, mi assale il terrore….Se adesso state considerando le meravigliose piste americane vi consiglio di tornare con i piedi per terra. Nessun dubbio riguardo ai tracciati (ma non tutti) ed allo spettacolo offerto; più di qualche dubbio sulla sostenibilità di un campionato asfittico che vive lunga onda dell’osannato Supercross. Pochi soldi, poco interesse e numeri che non tornano con buona pace di chi vede solo oro all’ombra dello Zio Sam.
Tralasciando poi l’organizzazione e la crescita professionale di un ambiente che ogni anno diventa sempre più spento. Ok la mia opinione l’ho espressa, mi farebbe piacere sapere la vostra😉 Leggerò e risponderò con piacere ad ogni vostro parere.
(Image KTM, MXGP, Monster Energy)