Il mio primo capo in HRC: Katsumi Yamazaki
di Martino Bianchi
Come primo capo a cui dovevo riferire in HRC non ho avuto un tecnico qualunque. Era il 2013. Conobbi Katsumi Yamazaki durante un meeting negli uffici di Saitama in Giappone dove ha sede tutto l’R&D di Honda. Una sede imponente con 1500 tecnici dove si trova anche HRC che ha uffici e spazi molto limitati rispetto al nome che porta e alla sua fama internazionale. Katsumi non era contento quando l’ho conosciuto. Aveva da poco portato a termine la Dakar 2013, quella del ritorno ufficiale di Honda nel difficile rally dopo quasi 25 anni di stop. Era il project leader della CRF 450 Rally che fu presentata a Colonia a settembre 2012 e che corse poi il Rally del Marocco come “warm up” per la Dakar. La gara per Honda non andò molto bene. Nessuna vittoria di tappa e un opaco settimo posto di Helder Rodrigues. Per Katsumi fu un duro colpo e con quella gara capì che se Honda voleva tornare a vincere la Dakar aveva bisogna di una moto e di un motore completamente nuovi. La 450 Rally basata sulla 450 CRF-X del 2012 non aveva abbastanza potenza e non era concettualmente adeguata per poter lottare per la vittoria.
Yamazaki san, probabilmente quando lo conobbi arrivava da un paio di mesi di “tortura” psicologica a cui era stato sottoposto dopo il suo ritorno in azienda dal Sud America. Le aspettative di Honda per quella Dakar erano tante e con 5 piloti schierati di certo non si aspettava un misero settimo posto, anche se come soddisfazione poteva contare che quasi tutte le moto avevano raggiunto la meta. Katsumi , che è uno “kazzuto” di nome e di fatto, era uno che non si accontentava. E faceva bene con il palmares di cui poteva contare. A soli 32 anni era diventato capo progetto della mitica Honda RC 250 MA, la prima moto da cross con cambio automatico, denominato HFT (Human Friendly Transmission), che nel 1990 debuttò nel campionato giapponese. La soluzione del cambio automatico per una moto da motocross era il sogno di Soichiro Honda. Lo vediamo nella foto con la giacca a quadretti, all’esordio della moto, insieme al pilota Otsuka Tadakazu. Al suo fianco un giovane Katsumi Yamazaki. L’anno seguente la moto vinse il campionato giapponese con un altro pilota, Takayuki Miyauchi. Una volta raggiunto l’obiettivo il progetto venne riposto nel cassetto. Come tanti progetti avveniristici che Honda sperimentò negli anni soprattutto nel settore fuoristrada.
Subito dopo il progetto del cambio automatico, Katsumi san divenne uno dei responsabili del progetto EXP-2 per la Dakar del 1995. Un’altra moto avveniristica che in quell’anno corse la Granada-Dakar vincendo la sua categoria, terminando quinta assoluta con Brucy e poi si aggiudicò sempre nelle rispettive categorie anche la Baja 1000 e il Nevada Rally. Si trattava di una 400 cc monocilindrica a 2 tempi con cui Honda sperimentava un nuovo concetto di motore potente, ma meno inquinante grazie alla particolare combustione e alla singolare valvola che chiudeva la luce di scarico per limitare la perdita di gas freschi. Era molto leggera rispetto ai bicilindrici di allora a quatto tempi e consumava solo 6 litri per 100 km!
Con Katsumi san condivisi gioie e dolori nel mio primo triennio in HRC come general manager del progetto CRF 450 Rally, 2013/2015. Furono anni difficili, ma ci togliemmo anche qualche soddisfazione come la vittoria del compianto Paulo Goncalves nel Mondiale Rally 2013, l’unica Honda in un palmares del FIM Cross Country Rally tutto dominato da KTM e Husqvarna. Passavamo la gran parte del tempo in auto insieme. Lui molto silenzioso. Io sempre alla guida e Katsumi san al mio fianco a riposare dopo lunghe nottate a discutere con i suoi ingegneri su come migliorare e rendere meno complessa la sua nuova creatura, la CRF 450 Rally. Una moto molto avanti dotata di tanta elettronica e di soluzioni “rubate” alla tecnologia della MotoGP come il traction control e il ride by wire. Ma di questo vi parlerò in un altro flashback.
Yamazaki san dopo la Dakar 2016 , raggiunti i 60 anni, decise di andare in prepensionamento. “Sono stanco – mi disse – e in HRC non si respira più l’entusiasmo di un tempo. Mi ritiro, ho bisogno di nuove motivazioni”. Ogni anno mi sento con Katsumi per scambiarci gli auguri. E mi manda qualche foto mentre produce vasi di terracotta o è in qualche spedizione in montagna. Un’altra delle sue grandi passione dopo le moto da fuoristrada.