Ventiventuno e l’Orange power
di Massimo Bonardi
Importante premessa. In occasione di quella che è rimasta una cattedrale nel deserto della MXGP, ovvero il Gran Premio corso all’interno dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, quelli “del motocross” avevano avuto la possibilità di “toccare” il lusso che gira intorno agli sport del motore, ma quelli ricchi davvero. I teams con a disposizione box da sogno all’asciutto e al pulito, chi lavorava per i media…beh…ciao, una sala stampa che sembrava un comparto operatorio da cardiochirurgia spinta. Una potenzialità logistica, che nonostante il plauso che va indirizzato all’attuale promoter del mondiale di motocross, per quanto ha saputo costruire e organizzare negli ultimi dieci anni, dava oggettivamente la sensazione di essere inavvicinabile da parte del “nostro” mondo.
Ma questo lungo panegirico, cosa centra con il titolo?
Beh centra perché Formula uno e MXGP, per quanto impossibile potesse essere, nel 2021 hanno trovato la maniera di colmare le distanze, di avvicinarsi nello spettacolo, nella suspense, nella nazionalità e caratterialità dei loro protagonisti.
Il mondiale della MXGP, dopo diciotto Gran Premi, trentasei manche, si è concluso all’ultima manche dell’ultima prova, lo sappiamo, al cardiopalma, con Jeffrey Herlings, l’olandese, a vincere la corona iridata per una manciata di punti. La Formula 1 invece ha dovuto aspettare l’ultimo giro dell’ultimo dei ventidue Gran Premi della stagione, per incoronare il suo Re, Max Verstappen, l’olandese. Già, Herlings, classe ’94, Verstappen, classe 97, stessa bandiera, residenza diversa, ma tra Geldrop (NL) dove vive il “nostro” e Hasselt (B) dove vive Verstappen, appena settanta chilometri di “lowlands” a dividere questi due assi del motorismo però accomunati “dall’orange” tipico olandese. Due massimi esponenti del loro sport, che hanno saputo raggiungere l’apice in modo tutt’altro che banale, riaccendendo il tifo di migliaia di tifosi – chiaramente in proporzione – nelle loro due discipline, ma soprattutto, per il loro atteggiamento e il loro carattere, creando delle vere e proprie “fazioni”.
O sei per loro o sei contro di loro, per via di quell’essere davvero non propriamente “empatici” nel loro modo di vivere, quanto riuscire a diventare l’esempio di quello che bisogna fare, dell’impegno e dell’abnegazione maniacale, quasi militare alla propria disciplina, per avere la possibilità di raggiungere il massimo degli obiettivi. O della forza di carattere, del non lasciare nulla di intentato perché dell’imperativo “è finita quando è finita”, questi due campioni ne hanno fatto il loro karma. Così quando la macchina dei media si mette in moto per andare a creare ancora più emozioni, facendo scorrere le immagini di un Herlings e di un Verstappen con i volti rigati dalle lacrime, abbracciati dagli affetti e dalle bandiere al raggiungimento del loro massimo successo, capisci l’orgoglio che può provare una nazione ad avere sotto i suoi colori questi due ragazzi….che sono due giganti.
(Image RedBull)