Last day in Polcanto
di Fabio de Lorenzo
Non poteva che finire così. Polcanto, una parabola iniziata da bambino, quando trascorrevo ore a sognare sopra un piccolo ingrandimento di una partenza, e terminata con questo frame. Nel mezzo sono trascorsi quasi quaranta anni, molti dei quali passati in sella ad una moto da cross immerso nella mia passione.
La scorsa domenica si è consumato l’atto finale di uno degli impianti che hanno fatto la storia del nostro sport. Con fortune alterne, molti periodi di chiusura ed un ritorno ai fasti, improvviso quanto evanescente, gli ultimi anni hanno definitivamente spento il circuito per eccellenza dei fiorentini. Non entro nel merito dell’esito finale ma, dopo una discreta analisi dei fatti, posso senza alcun dubbio affermare che sarebbe anacronistico imputare alla FMI ogni colpa. Giusto per capirsi, ho guadagnato sul campo il diritto di potermi esprimere sull’operato della nostra Federazione senza che nessuno possa affermare che sono assoggettato al sistema. Obbedendo alla sola etica, che mi ha fatto innamorare del mio lavoro, quando ho ritenuto che sussistessero i motivi, ho lanciato la mia crociata sull’operato della medesima senza alcuna remora.
Detto questo vorrei trasmettervi giusto qualche emozione che mi hanno fatto riaffiorare le poche ore trascorse in pista. L’evento era dedicato solo alle moto d’epoca o quasi; inevitabilmente anche i piloti lo erano 😉 Ritrovarmi in mezzo a tantissime persone che non vedevo dai tempi delle gare regionali, mi ha traslato nell’atmosfera di quegli anni. Diversamente giovani dai pochi e brizzolati capelli ma con la solita voglia di stare insieme dentro e fuori dalla pista. Nonostante un freddo intenso, il fondo ghiacciato, la totale mancanza della benché minima manutenzione del tracciato (molto male), nessuno si è tirato indietro. Si chiama passione ed io, che frequento ad ogni livello i campi di gara, ne vedo sempre meno. Probabilmente sta cambiando troppo velocemente la società e non riesco più a comprendere certe dinamiche. Ma soprattutto non comprendo perché qualsiasi azione che comporta uno sforzo mentale che va oltre lo scrollare uno telefono, sia vissuta come una perdita di tempo. Qualunque passione, per essere tale, deve essere coltivata e questo comporta sacrificio. Una sorta di decadentismo moderno che vede nei diversamente giovani l’ultimo reparto a difesa della socialità.
La celebrazione dell’ormai ex impianto è stata l’occasione per ritrovare, mischiati tra i tantissimi appassionati, molti personaggi che hanno fatto, e stanno ancora facendo, la storia del nostro sport. Quasi inevitabile la conclusione finale che ha trasformato quello che doveva essere un triste epilogo, in una sorta di promessa che tutti insieme ci siamo scambiati. L’ultimo giorno di Polcanto probabilmente si trasformerà in una classica di fine anno (in altra sede) dedicata all’amarcord. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi!