Poker
di Fabio de Lorenzo
Il countdown scorre inarrestabile così come la mia ansia generata dalla frenesia di tornare a respirare l’aria densa degli stadi americani. I suoni, i colori, i campioni e chi dovrà sovvertire i pronostici; ancora poche ore e sarà Capodanno, quello vero! Questa volta non ho avuto voglia di ritracciare il profilo di ogni pretendente e allora, dopo una chiacchera al volo con i ragazzi della redazione, abbiamo deciso per il random. Ieri KRoc, oggi Bam Bam domani si vedrà 😉. Sì, stranamente mi sono ritrovato a pensare al diversamente giovane, nativo dello stato di New York. Trenta primavere sulle spalle gravate da dodici stagioni da Pro. Negli anni ho analizzato praticamente tutti gli aspetti dell’irrefrenabile biondo ma ancora oggi, pur con motivazioni diverse, mi incuriosisce quanto ancora potrà raddrizzare una carriera mai realizzata a pieno. La prima domanda è banale; sarà poker? Proprio così perché Justin, che notoriamente alimenta la sua carica agonistica con le critiche, sarà il pilota più atteso nello stadio degli Angeli. Negli ultimi tre anni, in sella a moto diverse e con condizioni meteo agli antipodi, ha sempre conquistato il primo main event della stagione. Se riuscirà nell’impresa, anche lui scriverà il suo nome negli annali del nostro sport.
Credo di aver trovato il modo più brutale per descrivere quello che ormai è lo standard prestazionale di Barcia. Sopra il risultato che restituisce Google Trends alla ricerca del suo nome. Picco tra gennaio ed i primi di marzo, ascrivibili alla vittoria di Houston 1 ed ai podi di Indianapolis ed Arlington, seguiti da encefalogramma piatto o poco più. Troppo duro con un pilota che ha comunque chiuso al quarto posto finale il campionato più usurante del mondo? Nel regno dei ciechi anche un orbo è re! Non voglio scomodare periodi storici diversi perché mi sono stancato di fare paralleli sterili con il presente, ma la quantità e qualità dei piloti che animano le prime dieci posizioni del ranking americano, è a tratti imbarazzante. Nel loro habitat sono fantastici se paragonati al resto del mondo (francesi esclusi) ma il valore assoluto è ben al di sotto del livello minimo se confrontato a quanto espresso da quella scuola nel corso degli ultimi venticinque anni. Le dichiarazioni rilasciate da Barcia, a poche ore dal via della 48° edizione del Supercross, mi lasciano tra l’attonito ed il divertito se realizzo che:
• non è certamente il peggiore in pista,
• che una casa madre gli ha affidato la sua moto nel mercato più interessante del mondo per l’Off Road
• che tutta la campagna pubblicitaria worldwide è stata associata a Justin.
Se ormai è certo che nel motocross tradizionale la scuola americana ed il suo sistema hanno fallito, le prospettive nel medio e breve termine non sono rosee nemmeno nella loro riserva di caccia. Il ricambio generazionale è deficitario a dir poco, escludendo Chase Sexton, nella classe 450 si brancola nel buio. Se una corazzata come KTM ha puntato il focus su Aaron Plessinger, la scelta non era così ampia e variegata. Dalla quarto di litro poche nuove e comunque tutte ancora da scoprire. Quasi assenti i passaggi di categoria ed i ragazzi promettenti non sono figli dello Zio Sam…Forse ho scattato un’immagine in bianco e nero ma ad oggi i riscontri oggettivi sono questi. Sabato notte, come consuetudine, sarò in prima linea per godermi lo spettacolo che sarà bellissimo. Concedetemi però che il pathos generato nel anche nel passato recente da uomini come Dungey e Villopoto non sarà certo originato dall’attuale parterre. Ci risentiamo presto.