Pronti?
di Zep Gori
Alè. Ci siamo. Anaheim apre il terzo Supercross dell’era Covid e nonostante i problemi della pandemia sapremo chi è il più veloce, il più allenato, il più furbo, il più determinato, il più prudente. Chi sarà il più forte ce lo dirà la classifica fra qualche mese, quindi perché sforzarsi a indovinare? Tanto la sfortuna – ammesso che esista o sia sinonimo di rischio ed errore – ci vede benissimo e sa prendere la mira. Basteranno poche gare per restringere il campo ai reali pretendenti. Come sempre saranno pochi e poco importa quanto sia alto o basso il livello. Il Supercross 2022 è un campionato che comincia animato da un campione (Webb) recuperato in tempo nella San Patrignano gestita da Papa Roger I e il Panettiere cappellano militare, un sopravvissuto (Roczen) a sé stesso e alla sua arrogante determinazione, un altro campione sul viale del tramonto (Tomac) che parte già con l’handicap di debuttare nel campionato più difficile con moto e team nuovi, e un giocatore d’azzardo francese (Ferrandis) che sa di giocarsi il colpo grosso della sua carriera.
Webb ha già cavalcato la sua sinusoide. Sa come si fa a vincere, a perdere, a rivincere, farsi male e tornare di nuovo davanti. Papa Roger I e il suo arcivescovo Ian Harrison sanno come sfruttare la sua proverbiale freddezza. Lui, Webb, sa tutto il resto. Conosce bene KTM, avversari, strategie. Quest’anno però ha deciso di allenarsi per i fatti suoi, senza sottostare alla disciplina di Panettiere Aldon. È l’unica incognita che gira sulla sua stagione. La filosofia paramilitare e paramistica del preparatore atletico più discusso e acclamato è sostenibile per un periodo. Evidentemente è troppo demanding, non si regge a lungo. Ti porta al top ma alla lunga o si molla (Roczen, Cianciarulo, Anderson, Musquin) o si schianta. E ti ritira. Chiedere a Carmichael, Dungey, Osborne. Webb sta cercando un altro equilibrio.
Roczen è dall’altra parte. Guai e delusioni ci son tutte nel suo curriculum e il suo equilibrio l’ha saputo ritrovare con grande pazienza. Sicuramente ha perso determinazione e prestanza fisica, ma ha scoperto calma e prudenza, e il conto è di nuovo in attivo. Esagerava per stravincere, adesso gestisce vittorie e sconfitte con la prudenza di Dungey. La Honda è l’evoluzione della moto 2021, certamente l’unica a tenere il passo di KTM-GG-Husqvarna. Testa e allenamento sono settati, ma c’è la consapevolezza di esser tornato al vertice, di un braccio che migliora. Di avere un’altra chance per il titolo che gli manca.
Tomac invece ha cambiato tutto tranne lo sponsor che paga lo stipendio. Di sicuro c’è solo il suo grande futuro alle spalle, la sabbia di Daytona dove probabilmente sarà il più veloce anche con Yamaha, e magari si risparmierà le sportellate dal suo compagno. Quel Ferrandis che quando vuole superare è rassicurante come un gitano che chiede qualcosa con un coltello in mano. Adesso gli rimangono da scalare gli ultimi “gradini” nel Supercross. Stavolta si picchia con quelli grossi e l’unico che non tira (più) sportellate è Roczen. Dovrà stare attento a chi va a pestar le ruote.
(Imgae SupercrossLive, profile K.Roczen; E.Tomac; C.Webb)