La rivincita dei nerds
di Fabio de Lorenzo
Corta, cortissima; felice, molto. Mi riferisco alla classifica e alla mia percezione al termine della seconda prova del Supercross, corsa sabato scorso a Oakland. I risultati hanno ribaltato ogni pronostico della offseason, compreso il mio. Chi avrebbe dovuto mostrare l’attitudine e la costanza necessaria per conquistare lo scettro, ha già pagato pegno permettendo ai figli di un dio minore di salire alla ribalta. La stagione lunghissima e senza alcuna sosta, quasi sicuramente riequilibrerà i valori in campo ma per adesso “loro” si godono il momento. Terza prova, alzi la mano chi avrebbe scommesso sulla Tabella Rossa in mano a Justin Barcia? Forse era prevedibile la fiammata iniziale per conquistare il record ma non certo il più costante nei primi due main event! Eppure, il biondo in sella all’unica KTM rossa ancora in versione non aggiornata, è stato capace di salire sul podio quando hanno vinto i predestinati e anche quando hanno fallito. Partenze lontano dai pericoli ma vicino alla top five, una condotta di gara accorta, un solo accenno alla sua proverbiale scorrettezza, e tanta tanta costanza che lo hanno collocato negli ultimi minuti di entrambi i main events ad insidiare le prime due posizioni. Bravo lui, prevenuti tutti noi.
Jason Anderson non occupava le posizioni di vertice della grading list degli addetti ai lavori. Molte le incognite, dettate soprattutto da un titolo giunto senza clamore, dagli infortuni, dai lunghi periodi fuori dai giochi per infortunio, dalla necessità di doversi riplasmare sul telaio in alluminio della Kawasaki ma soprattutto generate dalla pessima reputazione di atleta poco incline all’allenamento. Eppure, fin dalla prima apparizione nello stadio degli Angeli è stato palese che qualcosa era cambiato. Velocissimo e altrettanto sgraziato in sella ma tremendamente concreto. Ad Oakland una partenza quasi perfetta alle spalle del compagno di squadra lo ha messo nella condizione di doversi preoccupare “solo” della sua velocità; e non ha fallito tornando sul podio dopo 47 main corsi tra molti bassi e pochi alti. Credo che in spazi meno scorrevoli, dettati da layout o dimensioni fisiche dello stadio ospitante, non sarà così efficace.
Yahoooo!!! Tre parole in croce pronunciate durante la rituale intervista a fine gara; a seguire l’esclamazione perfettamente calzante al cappello da cowboy… Che ci volete fare sono aspetti che mi lasciano abbastanza perplesso specialemente se penso a come è stata sistemata la moto di Aaron Plessinger tra la prima e la seconda gara… Sulla performance sportiva di Oakland solo commenti positivi dettati da velocità, consistenza e risultato finale. Ma se il secondo podio in carriera nella classe 450 è stato conquistato con merito credo siamo leciti i dubbi sulla scelta dell’entourage austriaco ricaduta sul diversamente giovane (ventiseienne) ed ex campione della classe 250. Comprendo che insinuare perplessità sulle scelte di sua Maestà Roger sia quantomeno stupido, ma mai come in questa occasione reputo che la decisione sia stata motivata da una imponente povertà di materia prima. Avere in sella alla Regina del Supercross un pilota che ha dichiarato di non sapere cosa hanno fatto i suoi tecnici per stravolgere il set up della moto tra una gara e l’altra, lascia molte ombre sull’utilità del ragazzo con il cappello nello sviluppo necessario al progetto. Fortuna che ad aprile un uomo molto meno giovane ma dal blasone indiscusso, attingerà dal suo know how per affinare la lama arancione in vista del National. Ma questo è un altro discorso 😉 Alla prossima ragazzi!
(Image Monster Energy, GasGas, KTM)