I Figli, i genitori, le scuole, il Team
di Martino Bianchi
Un papà oggi mi ha comunicato che domenica non viene alla prima gara del regionale perché suo figlio gli ha detto che …: “mi metti pressione”. Lo fa accompagnare dalla mamma. In tanti anni che seguo i bambini li capisco e mi metto spesso nei loro panni. C’è chi sente la pressione. Oppure chi sente l’ansia, ma più spesso sono i genitori che sentono l’ansia e la trasferiscono ai figli. Io mi faccio un esame di coscienza. Si lo ammetto un po’ di passione ai miei figli per il motocross l’ho trasmessa. La primogenita, femmina, fin da piccola era molto appassionata e anche talentuosa ma ha intrapreso altri sport, così come il maschio (che poi ha dato il meglio di se in uno sport a me completamente nuovo il DH) a cui ho dato un nome storico per il motocross italiano, ma che è stato “fermato” dall’ansia più di mia moglie, ma a volte anche dalla mia. Difficile non passarla. Oppure si fa l’opposto li si incita, si mette pressione, si esce dal proprio ruolo di genitore e ci si mette in sella con il figlio. Quanti ne ho visti! Io ho preferito insegnare agli altri piuttosto che ai miei figli. Quando Michele era in gara, in quel suo veloce percorso sportivo nel minicross, non ce la facevo. Soffrivo. Ma ancora di più sua madre. Chi riesce a rimanere freddo e composto nell’accompagnamento dei figli nella pratica del motocross e più avanti nel percorso agonistico anche ad alti livelli ha tutta la mia stima. E soprattutto chi ci crede, chi lo fa con amore, con passione, senza farsi coinvolgere troppo, accompagnando il volere dei propri figli.
Mi ricordo la famiglia di Andrea Adamo, la prima volta che li conobbi. Vennero da Palermo in camper, a maggio 2009, per fare un corso di minicross alla Husqvarna Off Road School, quando Andrea aveva solo 6 anni (lo vedete nello foto sopra, nel mezzo, durante la fase di teoria con la maglia Red Bull arancione). Fu proprio mia figlia Sofia a convincermi di fare una scuola di cross una decina di anni prima, che poi divenne una realtà grazie a Fabrizio Carcano nel 2003 e all’appoggio di Claudio e Giovanni Castiglioni. Per una decina d’anni abbiamo messo in moto circa 300 alunni, la maggior parte di loro minorenni. E io mi occupavo principalmente dei bambini. Adamo fu uno di quelli. Uno che ce l’ha fatta e che dopo un percorso impegnativo, fatto di tanti sacrifici ma anche di soddisfazioni domenica scorsa è salito sul suo primo podio mondiale. Questo grazie prima di tutto a lui, che ha avuto le palle, la tenacia, la forza di volontà, la determinazione, la voglia di arrivare, ma anche ai genitori che sono stati accanto a lui ad accompagnarlo in maniera intelligente, facilitando il suo percorso senza ansia ne pressione. Non facile..
Le piste di minimotocross negli allenamenti, durante le gare offrono scenari a volte danteschi dove la passione si mischia alla follia e l’ego con il desiderio di vittoria… dei papà. Ci vorrebbe un corso di formazione anche per loro, per aiutarli a contenere le proprie emozioni e quell’ansia mista a paura/prestazione che accomuna la maggior parte dei genitori. Non è facile ve l’assicuro. Io continuo ad emozionarmi a vederli in gara, i bambini. Mi piace la loro purezza, il mettersi in gioco, la voglia di imparare e per alcuni di primeggiare. Così arrivo al secondo anno del mio Manetta Team, un progetto nato per cercare di trasferire in modo “sano” la passione per il nostro sport e di agevolare/consigliare le famiglie durante tutta la stagione. Ne ho 12 da curare… questi sei qui sopra sono i più giovani.