Il bastian contrario
di Massimo Bonardi
Ogni tanto scrivo di motocross, mi auguro trasmettendo sufficiente umiltà perché di lacune ne ho tante. Motocross sì, ma a me piace qualsiasi specialità sportiva dove ci sia alla base un motore endotermico che fa rumore, presumibilmente puzza bruciando idrocarburi insaturi e c’è un pilota che guida. No, non è un preambolo per parlare male della Stark Varg, così vi tranquillizzate. Io guardo tutto, che sia F1, MotoGP, Superbike, ….non sto lì a elencare il “tutto”, tolgo solo la Formula Indy perché ci ho provato per campanilismo, essendo praticamente un monomarca Dallara – Parma, ma mi si gonfiano enormemente le gonadi dopo tre minuti che la guardo. Tornando a noi. Il campionato del mondo 2022 di MX, si sta rivelando difficilissimo, per chi l’organizza, per chi lo vive da protagonista, per chi lo sponsorizza, per chi NON va a vederlo. Una revisione è palesemente necessaria, ma da parte di chi e in che modo? Questa situazione ha fatto sì che sul banco degli imputati, a 360° e unilateralmente, ci sia andata l’organizzazione, quasi certamente per un passato fatto di aneddoti gestionali non poco aggressivi, la propensione ad una grandeur logistica (e di costi imposti) che onestamente ha poco a che vedere – complessivamente – con uno dei più economici degli sport a motore, o come per lo meno era. Tastiere roventi sui social, dove i leonini detrattori storici hanno trovato finalmente l’appiglio per vomitare i loro incontrollabili improperi, ma il malumore attraversa trasversalmente con i suoi mugugni anche chi nel settore ci lavora.
Buttiamo lì qualche motivazione:
“si vede solo pagando”; in diretta è quasi vero e le repliche non piacciono a nessuno. Resta da individuare quale sia quella disciplina motoristica che le reti nazionali seguono integralmente in diretta e in chiaro. Nessuna dite? Eh già TUTTO su piattaforma a pagamento!! “nessuno va più a vedere le gare”; vero. Vedere ovunque piste dai contorni praticamente deserti di spettatori, a parte qualche eccezione, come se ci fosse ancora la pandemia, mette una gran tristezza. Però come ho detto prima, io guardo tutto. Allora se al Mugello per la MotoGP, fanno trentamila spettatori invece dei quasi duecentomila a weekend ai quali si erano abituati? Si muove Ezpeleta, sai quello che ha “ridato indietro” alla FIM il mondiale di motocross che si era arrivati a correre in tre manche e una cappella, tutto in una domenica e in un’atmosfera familiare da sagra di paese che piace tanto a quelli “che era motocross vero”? Quello lì. Quello che non si è espresso, pur essendo promoter anche di quella, sulla Superbike di Misano, che normalmente era una festa romagnola, sublimato di “ignoranza” motoristica, ma quest’anno metà delle tribune erano vuote e quelle “abitate” piene lo erano a metà? Sempre quello lì.
Biglietti dal prezzo troppo alto? Verissimo…Ma non era solo “Peppone” il diavolo, il venale Caronte che ti chiede il pesantissimo obolo per l’ingresso ai box da vip? Evidentemente no!! Il problema è comune, grave, perché denaro in tasca da gestire ce n’è sempre meno, perché spostarsi costa sempre di più…perché….perchè, lo sapete perché, lo vivete tutti i giorni.
“Strutture megalomani che costano uno sfracello”; e chi lo nega? Eh già perché delle strutture multipiano, sostanzialmente poco utili ma molto elitarie, dell’immagine portata quasi al parossismo del “vorrei tanto essere MotoGp o F1” il motocross diciamocelo, non ha bisogno è bello di suo, puro, rude decisamente poco allineato con certi inginocchiamenti da fighetti sulla linea di partenza. Però…dopo ti scappa l’occhio su quel “Nescional” di la dall’acqua, votato al minimalismo puro adorato dai grandi tradizionalisti della disciplina e vedi, come l’anno scorso, il lavaggio moto sopra dei teli di plastica stesi sul prato per la grande gioia dei meccanici, oppure la “pitlane” dietro una fettuccia tirata il sabato o anche il vincitore di manche che aspetta l’intervista, seduto sotto una tenda tipo Decathlon sopra una sedia dell’Ikea da 2 euro nel prato, al quale la morosa passa una salvietta e una bottiglietta di minerale. Che quadretto fantastico, vero?
“sempre meno piloti dietro il cancello di partenza, colpa del calendario astruso, delle trasferte inutili e onerose, dei costi imposti dal promoter”; questa me la sono tenuta per la chiusura. Ma siete sicuri? Le parole offrono possibilità di dare alle situazioni significati voluti, indirizzare opinioni, plagiare giudizi. Salvo poi, su un argomento sostanzialmente banale rispetto a quelli seri davvero che ci circondano, andare ad analizzare i numeri. E quelli non li giri con le parole, rimangono fedeli al loro pragmatismo e alla loro realtà da pallottoliere.
Sino ad oggi si sono corsi undici Gran Premi, solo uno in un altro continente, solo due con bracci di mare da attraversare. Quindi dieci tappe “europee”, pardon, nove europee e una “brexit”. Il numero di iscritti alle gare dei campionati continentali EMX 125 – 250 – OPEN, è stato mediamente il doppio di quelli iscritti al mondiale. Domande? Qualcuna. Non hanno fatto le stesse trasferte continentali? Non hanno usato le stesse infrastrutture Infront/Youthstream? non hanno fatto lo stesso numero di manche? La butto lì…di sicuro chi fa l’europeo – o per lo meno la maggior parte – non ha le stesse faraoniche tende officina/hospitality da centinaia di migliaia di euro che le squadre ufficiali del mondiale, negli ultimi anni hanno fatto a gara a “chi ce l’ha più grossa”. Costano niente? Non ci sta qualche “ingaggio” in più?
Se poi mi dite che una trasferta singola in Indonesia fa davvero fatica a trovare un senso, vi dico che a sentimento vi do ragione; sul fatto che andare in Argentina sia costato un botto – in soldi e ossa rotte – vi do ragione anche lì, anche se è un posto fantastico. Però non sento lamentarsi nessuno all’idea di andare a fare un Nazioni negli Stati Uniti, perché per farne correre tre bisogna passare l’oceano la terza volta per portare la gara più belle e iconica dell’anno da loro che non ci hanno neanche per il…ehm…NON CI CONSIDERANO… Lì no, lì va bene…
A casa mia tutto quanto sopra sa un po’ di quella che si chiama “IPOCRISIA”.
L’ipocrisia sta nell’addossare integralmente le colpe ad un’unica parte, pur consapevoli di avere le proprie, invece di studiare una soluzione comune – difficile – di ridimensionamento bilaterale e notevole, che riporti a far funzionare un gioco troppo costoso che ha preso la mano a tutti.
C’è un fiume molto largo e profondo da attraversare; Esopo aveva una morale tutta sua, su una rana che si prende in spalla uno scorpione, per andare di là…
(Image GP One, MXGP, KTM)