Overthinking
di Fabio de Lorenzo
Dopo un periodo necessario per ripulire la cache eccomi online! In questo stralcio temporale ho avuto modo di pensare con calma, leggere e osservare molto. Nonostante questa illusoria stasi torno a battere sui tasti dedicando i miei pensieri sempre ai soliti dilemmi. E allora sono due le possibilità: o sono in overthinking, in un infinito susseguirsi di pensieri che si aggrovigliano in loop; oppure il sistema che governa il nostro sport in questa parte del globo, si sta avvitando sempre più su sé stesso.
Provo ad analizzare: al nascere di remunerativi campionati del mondo che giustamente tentano la strada dell’innovazione per catturare le nuove generazioni e fasce di pubblico avulse dal nostro sport, si contrappongono i soliti problemi che stanno facendo agonizzare il mondialcross. Nel 2021, per una serie di aleatorie coincidenze, abbiamo assistito ad un finale di campionato meraviglioso. Un paio di infortuni ed un ritiro hanno piallato i valori in campo e quest’anno siamo ricaduti nell’oblio aggravato da un sistema economico che non ridistribuisce alcun introito.
Il nuovo torneo Supercross mondiale, per intenderci quello benedetto dalla Federazione Internazionale, ha una serie di benefit che hanno avuto un effetto dirompente a livello globale. Tanto eclatante da far scomparire tra i sorrisi di circostanza, antichi attriti tra Feld, magnifico promoter del Supercross americano, e la potentissima famiglia Coombs che di fatto gestisce tutta l’attività outdoor americana. La sinergia tra le parti ha generato l’ennesimo campionato denominato SuperMotocross World Championship che raggrupperà i migliori venti piloti del torneo Supercross e outdoor americano che saranno chiamati a sfidarsi in tre eventi che non casualmente si sovrapporranno nel 2023, agli spazi occupati dal mondiale Supercross. Se una dote va riconosciuta agli americani, questa è la capacità di organizzare eventi. Ed anche in questa occasione si sono superati facendo battere fortissimo il cuore degli appassionati scegliendo l’iconico Coliseum di Los Angeles come sede della sfida finale del nuovo campionato del mondo.
L’evolversi di questa situazione ha fatto incazzare non poco la sopra citata Federazione Internazionale, che si è vista costretta a più riprese a ribadire il concetto che l’unico campionato che si può fregiare dell’Iride è quello organizzato dagli australiani. Inutile evidenziare che l’industria americana si è immediatamente stretta alla bandiera impedendo velatamente ai propri adepti di schierarsi in modo continuativo oltre oceano.
In tutto questo fermento mi resta ancora più oscuro l’atteggiamento del promoter del mondialcross. Preso tra due fuochi alimentati a suon di premi gara altissimi, visibilità reale da proporre agli sponsor e zero fee, la risposta è stata inesistente. Colpito da una sindrome ipocinetica volta al massimo profitto e miope visione, pare galleggiare in attesa di eventi di difficile comprensione perfino agli addetti ai lavori. Nel momento in cui i cancelli sono tristemente scarni e la migliore gioventù emigra ad Ellis Island (leggasi Tom Vialle), la miglior strategia messa in atto accarezza un ritocco in deficit per la tassa di iscrizione in qualche torneo e l’abbassamento dell’età di entrata in altrettanti campionati…
Quasi certamente esisteranno altre motivazioni ma mai come nella prossima stagione, che inizierà tra poche ore con il debutto ufficiale a Cardiff del Supercross mondiale, il pericolo di perdere definitivamente il blasone di “campionato più spettacolare e difficile del mondo”, sarà reale.
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate 😉
(Image SupercrossLive, MXGP)