IL PADDOCK…
A Riola Sardo, ho visto tutto ma anche no. In pista ma non solo. Il paddock del Gran Premio di Sardegna mi ha incuriosito. Le strategie delle squadre sono poco sovrapponibili. Ho visto la moto di un (ex) Campione del Mondo (Paul Jonass) sotto la tenda accanto ad un furgone, poi (non) ho visto la 450 di un altro (ex) Campione del Mondo (Romain Febvre) perché protetta dalle elegantissime pareti in vetro di strutture che alcuni manager sembrano voler collezionare. Siamo di fronte ad un accumulo patologico seriale? Ma no, seppur uno, due, tre camion messi in sequenza – per un solo pilota – mi facciamo pensare ad un accaparramento compulsivo.
Non ci sono dubbi sul fatto che siano strutture bellissime e accoglienti, le mie perplessità sono legate alla loro funzionalità se per funzionalità si intende la capacità di emozionare l’appassionato. Certo tecnici, meccanici e facenti parte dei team trovano spazi dotati di ogni confort. Ma siamo davvero pronti a recepire certi messaggi? Perché poi c’è anche chi per accedere al paddock paga un sovrapprezzo nella speranza di vedere la moto del campione. Che è storicamente fonte di ispirazione. Guardi il dettaglio, vedi come è posizionato l’adesivo, studi ogni particolare che poi vorresti replicare.
Mi dicono che gli sponsor sono felici di essere accolti dentro hospitalities stellate. Chiedo però se quegli stessi sponsor non sarebbero più felici di vedere l’appassionato avvicinarsi alle più tradizionali tende e interagire. Il Motocross non è il Motomondiale o la Formula 1. Per storia e tradizioni. KTM resta sempre più avanti… Anche in questo. E resto convinto che il paddock del supercross vada preso come esempio.
E’ una questione di cultura. E’ davvero il momento per questa accelerazione? Perché il rovescio della medaglia esprime una verità preoccupante: venti piloti al via del mondiale MX2. Tanto valeva il cancelletto di partenza di Riola.
(images Motocross)