HUSABERG. GENESI SVEDESE
di Alessandro Merlo
Le origini di un marchio che ha fatto la storia del fuoristrada ma che oggi, purtroppo, è solo un ricordo
Ho visto per la prima volta in vita mia una moto Husaberg alla 51.a fiera del Ciclo e Motociclo a Milano nel 1989. I fratelli Guido e Alvaro Vertemati, allora appena diventati importatori italiani del neonato marchio svedese (con il nome di Husaberg Motor Italia e HIC, acronimo di Husaberg Italia Corse, per il team collegato), si erano presentati in fiera con uno stand tanto essenziale quanto “di design”: un grande piano inclinato in legno tamburato con incastonate due moto. Per me è stato amore a prima vista.
La nascita del marchio Husaberg
Quando nel 1988 la multinazionale svedese Electrolux decideva di vendere ai fratelli Castiglioni di Cagiva il diritto di utilizzo del marchio Husqvarna, i progetti delle moto, il magazzino ricambi e altro ancora, alcuni tecnici svedesi, capitanati dal pilota-ingegnere Thomas Gustavsson, decisero di tentare un’avventura industriale progettando una nuova moto con motore 4 tempi, molto leggera e avveniristica che chiamarono, appunto, Husaberg, prendendo il nome dalla località svedese sul Lago Vattern, sede della loro nuova attività.
L’idea di base fu quella di rilanciare e perfezionare il loro progetto di motore Husqvarna 4T nato nel 1982 “innestando” di prepotenza un gruppo termico quattro tempi su un basamento due tempi.
La moto non aveva la pompa dell’olio e la lubrificazione della testa era affidata all’olio convogliato in alto dalla catena di distribuzione. Questa la piattaforma di partenza del progetto Husaberg, assoluto precursore del rilancio del 4T nell’offroad dei nostri giorni.
Il motore, molto piccolo e leggero (poco più di 20 kg), soprattutto rispetto ai suoi concorrenti di allora, era incastonato all’interno di una ciclistica veramente nuova e originale. Il trave centrale superiore del telaio era uno scatolato di grandi dimensioni che fungeva anche da cassa filtro e su di esso era appoggiato un particolare serbatoio benzina in plastica realizzato da Acerbis, molto conformato per seguire al meglio i lati della moto e abbassare quindi il più possibile il baricentro.
Il serbatoio scendeva talmente tanto che per immettere benzina nel carburatore si era resa necessaria una piccola pompa a depressione alimentata da un tubo collegato al condotto di aspirazione del motore. Il filtro dell’aria era anch’esso posizionato sul trave superiore del telaio e facilmente accessibile rimuovendo velocemente il convogliatore sinistro.
La componentistica era la migliore allora disponibile sul mercato con alcuni “autogol” qualitativi come la bulloneria veramente dozzinale e qualche particolare di derivazione KTM adattato alla bell’e meglio (ad esempio i due convogliatori alettati del radiatore fissati con delle semplici fascette a strappo).
Il primo modello era di 500 cc, cui seguì solamente un anno dopo il 350 cc. Inizialmente c’era qualche problema di avviamento, risolto poi con i modelli successivi.
Una curiosità che pochi sanno è che la primissima Husaberg, ancora prototipo, aveva telaio e sovrastrutture di colore rosso. Poi, per dare una maggiore identità legata ai colori della bandiera svedese, si optò per il giallo e il blu.
Husaberg conobbe un grande successo iniziale per incontrare poi una serie di problemi di carattere gestionale che la portarono ad essere ceduta a KTM Austria nel 1995. KTM la impiegò come valente reparto esperienze e attinse molto (a partire dal gruppo termico) dalla tecnica della moto svedese.
Nel 2010 la produzione venne definitivamente trasferita in Austria e ai 4T affiancata una gamma di moto a motore KTM 2T identici agli omologhi modelli a marchio austriaco. Il 2014, a seguito dell’avvenuta acquisizione da parte di KTM del marchio Husqvarna, che verrà preferito commercialmente a quello Husaberg, è l’ultimo anno di presenza del marchio Husaberg sul mercato.
Negli ultimi tempi, comunque, le Husaberg erano troppo simili alle KTM per affascinare i fedelissimi del marchio. Con una grande eccezione, però: la moto 4T con cilindro orizzontale posizionato in alto rispetto al basamento. Una moto affascinate e originale, l’ultima Made in Sweden, progetto di successo come testimoniato dagli ultimi titoli Mondiali Husaberg nel 2012 (classi E2 e Junior) per merito dei francesi Pierre Alexandre Renet e Mathias Bellino.
Joel Smets, vincitore del Motocross delle Nazioni ’95 con il Belgio.
Palmares sportivo
Nel Motocross il primo pilota a portarla in gara è l’italiano Walter Bartolini, seguito poi dal belga Joel Smets, che su Husaberg vince ben tre Campionati del Mondo classe 500 (1995, 1997 e 1998) e un gran numero di gare internazionali.
Nell’Enduro aprono le danze Jimmie Eriksson, che nel 1989 vince il titolo Europeo al primo anno di gare nella 500 e nel 1990 quello Mondiale nella Oltre 350 4T. Jaroslav Katrinak vince il Mondiale Oltre 350 4T nel 1991, Peter Jansson vince il Mondiale Oltre 500 4T nel 1996. Bjorne Carlsson vince la classe 400 4T nel 1998. Nella classe 350 4T Kent Karlsson fa suo il titolo nel 1991 e nel 1995 è la volta di Anders Eriksson. Un grande successo per una Casa motociclistica di dimensioni ridotte. A livello italiano, portano in gara la moto svedese, tra gli altri, Massimo Migliorati (Campione Italiano 350 4T 1991), Mario Rinaldi e Arnaldo Nicoli.
Anders Eriksson alla Sei Giorni del ’95 a Jelenia Gora, in Polonia.
La mia passione per Husaberg
La prima Husaberg su cui ho messo le mani è stata una della primissima serie (la 501 del 1990) che Renzo “Brent” Grasso (fratello di Giorgio) e Massimo “Max” Landro (titolare di Playmotor, concessionaria genovese dei Vertemati) avevano comprato per promuovere in Liguria la nuova marca svedese. La moto non ne voleva sapere di partire e quando Brent si inscrisse alla Sei Giorni svedese di quell’anno a Vasteras, trascorremmo assieme svariate ore con i tecnici svedesi nel tentativo di migliorare il kick start.
Nel 1991 per motivi di scarso budget corsi poi con la Suzuki DR350, ma appena ebbi la possibilità comprai dall’amico Fabrizio Drago la sua TE 350 usata. Ne ho un ricordo fantastico. Allora era una moto di gran moda e ce n’erano molte nelle gare territoriali in Liguria e Piemonte (De Andreis, Drago, Cervetto, Buccheri, Ferretti e molti altri) e in particolare a Genova gli appassionati Husaberg, capitanati dal vulcanico Paolo Strixioli, erano davvero tanti.
Ora, anche grazie all’amicizia con Guido e Alvaro Vertemati ho svariate moto e molti pezzi sciolti (alcuni di provenienza “factory Triuggio”) che sono orgoglioso di poter annoverare all’interno della mia collezione di “Memorabilia del Fuoristrada”.