Noi giocavamo a Risiko
di Fabio de Lorenzo
Qualche ora fa è andata in scena a Maggiora, tempio del nostro sport, la prima gara del massimo campionato nazionale. Evidenzio Maggiora e aggiungo anche altre note che in teoria avrebbero dovuto alzare ulteriormente il livello di interesse. L’annunciata presenza del campione del mondo in carica Tim Gajser, alla sua prima uscita stagionale, e soprattutto un evento in Europa in un periodo a dire poco avaro di manifestazioni. Scorrendo le note rilasciate dal promoter, hanno catturato la mia attenzione i dati sull’engagement inerenti alla diffusione della diretta video attraverso i più comuni mezzi consentiti dall’attuale tecnologia.
Citando parole testuali “fino a 4500 spettatori simultanei”. Riscrivo Maggiora, Tim Gajser, massimo campionato nazionale, diretta live gratis, platea mondo… E allora leggermente sconfortato ho cercato di comprendere perché il nostro sport non riesce a produrre numeri più confortanti, nonostante l’egregio lavoro svolto dal promoter al quale non è possibile imputare alcun errore. Probabilmente siamo alla sovraesposizione che alla lunga ha dato un effetto bromuro. Un eccesso in ogni settore; se non sei davanti ad un televisore, può bastare un pc; se non hai il pc sottomano, si riesce con l’onnipresente smartphone; se non hai abbastanza giga o hai poco segnale, il live feed si scarica sempre! La società muta velocemente pelle ma il modo di rispondere alle necessità, non è altrettanto celere.
Se vedi troppo, il desiderio cala insieme alla passione che ha animato in modo diverso, generazioni di ragazzi. Mi ricordo benissimo interminabili partite a Risiko giocate con i miei amici nell’attesa della diffusione delle gare di Supercross commentate da Giovanni Di Pillo. Erano serate bellissime trascorse a parlare del nostro sport; si sognava forte quando finalmente si poteva osservare un video di un main event corso, nella migliore delle ipotesi, settimane prima.
Forse non sono più in grado di stare al passo dei tempi, ma reputo che la passione che abbiamo vissuto noi della generazione X, ci abbia dato modo di volare oltre i sogni spingendoci a vivere il nostro sport in prima persona e soprattutto dando il giusto rispetto ai campioni che adesso sono visti alla stregua di un amico qualunque, raggiungibile con un messaggio WhatsApp. Tornare indietro, oltre che anacronistico, è impossibile; quindi, l’unica soluzione è cercare di dare ordine e qualità nella prospettiva di tornare a far battere forte il cuore agli appassionati.
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(Image courtesy MXGP, VitalMx)