Vera gloria?
di Fabio de Lorenzo
Lo affermo da appassionato vero del motocross americano; è vera gloria quella di Ferrandis? Mi sono fermato qualche minuto ad osservare la foto sopra e le immancabili statistiche che i colleghi americani ci propongono ogni volta. Dylan è il primo pilota dal 2009 ad aver dominato al debutto nella classe 450 del campionato outdoor. Chi lo aveva preceduto ha un nome pesante, Ryan Villopoto. Il transalpino ha dei lunghi trascorsi in Europa e certamente il talento non gli è mancato. Nei sei anni di militanza nella MX2 ha conquistato pochissime vittorie, un Nazioni, elargito lampi di genio e raccolto molte cadute. Poi, affascinato dalla storia dei suoi illustri predecessori, ha sbattuto la porta al mondialcross in netto disaccordo con il promoter, ed ha tentato l’avventura oltreoceano. Il resto è storia recente; due volte campione SX Lites, campione 250 outdoor, rookie of the year 250 e 450. Palmares ancora più impressionante se rapportato al suo breve periodo di permanenza negli States (dal 2017). Non penso che abbia la consistenza per conquistare il titolo al primo colpo ma già con quello che ha mostrato a Pala, Dylan si è conquistato un posto tra i grandi protagonisti di questa stagione. Eppure, resto scettico sui valori in campo espressi nello scorso week end e soprattutto non comprendo il reale potenziale della scuola americana. In un colpo solo, alla prima di campionato, hanno perso subito il confronto con due ragazzi nati e cresciuti fuori dai loro confini. Nella loro pista, con il loro format e con i classici layout ed ostacoli che incontrano in ogni gara all’aperto. Per quanto possiamo essere buoni, non è certo possibile paragonare Ferrandis e Lawrence ai migliori ragazzi che la MXGP ha prodotto recentemente.
Se poi vogliamo avvalorare le nostre perplessità forse potremmo notare come un pilota praticamente esausto come Zach Osborne, dopo anni di militanza con ben pochi risultati nel campionato del mondo, sia diventato un profeta in patria fino alla recente consacrazione a campione nella scorsa stagione. E allora come possiamo interpretare la prova di forza offerta dagli odierni immigrati del tassello? Complicato, molto complicato fornire una chiave di lettura almeno plausibile. Mi viene in mente di cosa è stato capace Eli Tomac nelle prove del mondiale in cui è stato costretto a correre…Viceversa chiudo gli occhi e mi vedo volare a pochi metri Ryan Villopoto ad Arco! Credo sia corretto chiudere questa breve disamina ricordando ciò che ha affermato a più riprese Mitch Payton. “Il sistema americano basato sulle squadre junior ha smesso da anni di essere strutturale alla formazione dei futuri piloti. Tutta l’industria ha cessato da tempo gli investimenti sulla base. Il risultato è più che evidente ed i campionati EMX rappresentano oggi il miglior vivaio mondiale per crescere le nuove generazioni” InFront incassa, ringrazia e si augura che l’emorragia dei suoi ragazzi verso il sogno americano, continui ad essere modesta visto che bastano buoni, ma non ottimi, piloti per far suonare un altro inno in suolo americano.