Crioterapia Sistemica Freddo Estremo
a cura del Dott. Luca Chierici
Questo mese, complice il caldo torrido che ci accompagna, ho voglia di rinfrescare un po’ l’atmosfera, quindi parleremo di crioterapia. Un numero sempre più grande di atleti di varie discipline si sottopone ormai regolarmente alla crioterapia sistemica col duplice scopo di recuperare più velocemente dopo allenamenti intensi (e migliorare quindi la performance) e di sottoporsi a un trattamento terapeutico innovativo per le lesioni traumatiche.
La crioterapia sistemica si è dimostrata molto efficace per il miglioramento dell’efficienza fisica finalizzata al raggiungimento di migliori prestazioni negli sport professionistici e amatoriali. Esiste ampia evidenza scientifica sugli effetti positivi della esposizione al freddo per il recupero atletico dopo un esercizio strenuo.
Pournot ha condotto uno studio randomizzato su runners che ha evidenziato una diminuzione sensibile della risposta infiammatoria e un effetto protettivo anti-infiammatorio in atleti sottoposti a crioterapia dopo allenamento di lunga distanza (Pournot, PlosOne, 2011).
Ziemann ha evidenziato una diminuzione significativa dei livelli di citochine pro-infiammatorie in tennisti professionisti dopo esposizione di due sedute di crioterapia sistemica al giorno, per 5 giorni consecutivi, con soggettivo miglioramento dello stato psico-fisico (Ziemann, J Athl Training 2012).
Recenti studi hanno verificato l’efficacia della crioterapia sistemica non tanto in termini di riduzione del danno muscolare o di riparazione dello stesso, ma piuttosto nella riduzione dei mediatori dell’infiammazione quali gli agenti ossidanti, alcune molecole pro-infiammatorie; infatti, la crioterapia sistemica si è dimostrata molto efficace nel controllo del dolore post-esercizio eccentrico, condizione molto comune in atleti sia agonisti sia amatoriali, praticanti le discipline sportive più disparate.
Il dolore post-esercizio (DOMS, delayed onset of muscle soreness) si manifesta alcune ore dopo un esercizio impegnativo ed è in grado di ritardare il recupero fisico-atletico dell’individuo, con grave disagio nel caso in cui il soggetto sia sottoposto a periodi di allenamento intenso con sedute molto ravvicinate. Questa condizione dolorosa, molto comune, entra nel quadro clinico più ampio del cosiddetto EIMD (Exercise-Induced Muscle Damage), caratterizzato anche da un aumento della risposta infiammatoria, da un aumento delle proteine del sangue e diminuzione della mobilità articolare.
Banfi ha dimostrato una notevole diminuzione di CK, LDH e sICAM di atleti di potenza dopo esposizione a 5 giorni consecutivi di crioterapia sistemica, con conseguente controllo dei sintomi legati allo stress muscolare post-esercizio (Banfi J Therm Biol, 2009).
Kruger ha condotto un recentissimo studio sull’effetto della esposizione al freddo estremo di 11 atleti ben allenati, dopo un periodo di allenamenti incentrati su fasi ad alta intensità e intensità moderata e ha dimostrato un evidente effetto positivo sul recupero atletico, sul controllo dei sintomi legati allo stress muscolare e sul miglioramento della performance dopo trattamento mediante criosauna. (Kruger, Int J Sports Phys and Perform, 2015).
Ferreira Junior ha valutato la forza eccentrica del quadricipite mediante test al dinamometro isocinetico in 10 atleti sottoposti a trattamento con criosauna, tra 2 allenamenti ad alta intensità al giorno. Gli atleti sottoposti a criosauna hanno mostrato un effetto positivo sul controllo dei sintomi da stress post-esercizio e un miglioramento dei livelli di forza eccentrica del quadricipite in confronto ad un gruppo di soggetti non sottoposti a criosauna. (Ferreira Jr. Int J Sports Med, 2014).
È un rimedio che in termini diversi era già in uso 40 anni fa. Dopo gli allenamenti più gravosi, i massaggiatori delle squadre di calcio preparavano due vasche, una di acqua fredda e una di acqua calda, in cui facevano immergere i calciatori pochi minuti al fine di smaltire acido lattico e fatica. Il principio secondo cui un maggior afflusso di sangue favorisce la guarigione ispirava queste tecniche terapeutiche forse un po’ rudimentali, ma efficaci. Oggi si è arrivati a pratiche più sofisticate ed economicamente dispendiose, diffuse in tutti gli sport, e con vantaggi simili.
Un altro studio, forse il più interessante in merito, è quello condotto da Joseph M. Hart nel 2014, in cui veniva comparato il recupero muscolare post-chirurgico per la lesione del legamento crociato anteriore (ACL) di atleti professionisti. In questo studio si evidenziava come la crioterapia potesse essere di supporto alla riabilitazione con outcomes migliori nel momento in cui venivano combinate, rispetto alla sola riabilitazione o alla sola crioterapia.
Ma non è mai tutto oro quel che luccica; infatti, se da una parte la crioterapia può rappresentare un ottimo ausilio, non ci sono evidenze sulla sua superiorità rispetto a metodi più rudimentali quali l’immersione in una vasca con acqua e ghiaccio. Questo significa, dal mio punto di vista – dopo aver provato in prima persona entrambe le tecniche -, che oltre alla riduzione delle molecole pro-infiammatorie e quindi un minor tempo di recupero, queste pratiche abbiano un’efficacia anche psicologica, portando l’individuo a una sorta di mindfulness (tecnica meditativa), concentrandosi su se stessi, sul proprio respiro e quindi, in ultima analisi, a un effetto che potremmo definire pleiotropico (a tutto tondo) sul corpo e sulla mente, un po’ come se in un’unica soluzione avessimo una sorta di “medicina” e il suo placebo, combinati insieme.
Alla luce di questo, non mi resta che augurare a tutti i piloti, un’estate freddissima!
Questi i nostri contatti, FOLLOW US ON