Gemelli diversi
di Fabio de Lorenzo
Scrivo qualche nome:
Adam Cianciarulo
Austin Forkner
Ancora due:
Ryan Villopoto
Ryan Dungey
Sono consapevole di aver rovinato la giornata a qualcuno, ma il recente infortunio di Cianciarulo, rappresenta senza alcun dubbio, la sua definitiva consacrazione nella hall of fame dei campioni mancati. Le qualità tecniche di Adam sono indiscutibili così come la sua totale inconsistenza. Alla soglia dei 26 anni (20 ottobre 1996) non ha raccolto niente di quanto il suo immenso talento gli avrebbe consentito. La spalla qualche settimana fa ed il ginocchio adesso, lo pongono nella condizione di rincorrere l’effimero titolo outdoor anche in questa stagione. Tra l’altro con ben poche speranze perché mentre lui sarà intento a leccarsi le ferite, tutti gli altri saranno in pista! Insomma, i sogni di gloria rimandati al 2023, anno in cui entrerà nel club dei 27enni, età del ritiro dalle competizioni dei due Ryan sopra citati (Dungey qualche mese più tardi). Non voglio contare titoli, numeri di vittorie o affermazioni a livello planetario che hanno conquistato Dungey e Villopoto, ma vorrei soffermarmi su quanto e come sono stati dei veri esempi ai quali le nuove generazioni si sono ispirati. Mai sopra le righe, professionali, disponibili con i fan quanto con l’establishment che gli ha consentito di scalare ogni traguardo professionale. In una sola definizione, gli ultimi veri ambasciatori del nostro sport al di là dell’oceano. Spostiamo il focus e cerchiamo un solo acuto di Adam. Plurivittorioso da bambino, un fallimento dietro l’altro da Pro. Un flashback su tutti; vi ricordate cosa successe all’ultima gara della stagione 2019 quando militava ancora nella 250? Vi incollo il video… Credo che in quell’occasione Mitch Payton perse qualche anno di vita in seguito alle imprecazioni.
Il successivo passaggio tra i grandi ha semplicemente peggiorato la situazione. Sempre velocissimo, supportato dal talento che madre natura gli ha donato e mai una stagione terminata senza infortuni o da protagonista.
Adesso siamo ai titoli di coda con la consapevolezza che forse potrà ancora vincere qualcosa nei prossimi anni ma con altrettanta coscienza che il marchio al quale ha legato tutta la sua carriera, Kawasaki, ha trovato in Jason Anderson un pilota di pochissime parole, meno personaggio, non dotato del suo talento, non stiloso, ma con una voglia feroce di dimostrare che il titolo vinto nel 2018 non è stato un caso fortuito.
Ed in tutto questo qual è il collegamento con Austin Forkner? L’età che incombe, i gravi infortuni che hanno minato la sua integrità oltre ad avergli negato dei risultati che erano ampiamente alla sua portata e per concludere, l’aggravante di aver nel suo entourage personaggi talmente sgraditi al suo Team ed ai suoi sponsor da essere stati costretti a limitare il loro accesso durante le manifestazioni ufficiali!
😉 Alla prossima!
(Image Monster Energy)