HOTAtlanta
di Fabio de Lorenzo
L’ombelico del mondo! Questo ha rappresentato il quattordicesimo appuntamento del Supercross. Non tanto per lo splendido spettacolo offerto dai survivors agli infortuni ma piuttosto per quanto è stato detto prima e dopo il main event. Terminato il tempo delle elisioni, omissioni e mezze verità, adesso si spara ad alzo zero. Finalmente. Piloti con la schiena retta che, appena messe fuori le ruote dal toboga infernale di Atlanta, non hanno avuto alcun timore a denunciare che la loro incolumità non è sacrificabile in nome dello spettacolo. Jason Anderson ed Eli Tomac hanno chiarito che la prima release del tracciato non era un’opzione considerando che l’80% dei principali protagonisti era già ai box per infortunio. Nella versione originale una pista pericolosissima, caratterizzata da una lunga partenza, combinazioni di salti da 40 metri e dal fondo troppo compatto per mitigare gli effetti della velocità indotta dai lunghi rettifili.
Se la resilienza dei ragazzi americani mi ha ri-acceso la passione, le conversazioni virtuali tra Tomac e James Stewart da un lato, e Jeffrey Herlings e Tony Cairoli dall’altro, mi hanno gratificato. Non serviva un insider per comprendere cosa stava succedendo, bastava semplicemente unire gli indizi e dare il giusto valore alle parole spese da chi centellina ogni singola sillaba.
Dove si è infranto, e non certo per mancanza di volontà visti i denari spesi, il sogno del promoter della MXGP; ha potuto la mancanza di visione di ciò che era palese. Deliri di onnipotenza? Stralcio temporale infelice determinato da pandemie, guerre e infortuni eccellenti? Il ritiro del più iconico pilota degli ultimi quattro lustri? Totale sicurezza dettata da un modus operandi che lo scorso anno ha consegnato alla storia la più bella stagione degli ultimi decenni? O forse la mancanza della visione globale e della caratura da parte di chi è stato investito nel nome del nepotismo?
E adesso? Niente, ormai i giochi sono fatti e tutti gli attori ne hanno solo da guadagnare. Magari non succederà ma, parafrasando quanto affermato da Eli in conferenza stampa ad Atlanta, il valore aggiunto innescato dalla presenza di Jeffrey e Tony nel National non avrà uguali nella storia recente del cross planetario. Al mai avverato sfarzo del sogno di Giuseppe, si cercherà di contrapporre un mondialino affidato alla freschezza degli sbarbati della MX2 che saranno chiamati agli straordinari per tenere alta la concentrazione nonostante un cancello sempre più indigente. Sperare nella classe regina è utopia.
Troppo forte Gajser e superflue le azioni di chi doveva essere l’anticristo. Concludo con un affermazione che mi farà esecrare da molti di voi. Io accuso la mancanza del deus ex machina degli ultimi decenni a cui sono grato. Contestabile per alcune scelte ma innegabilmente un leader che ha saputo portare ad un livello superiore il nostro mondiale confezionando a latere campionati minori che hanno sfornato a cadenza annuale la new wave che ci alimenta da anni.
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima settimana 😉
(Image MXGP, RacerX, profile J.Herlings, Align Media)