Transitalia Marathon 2020
“Adventouring”…quel neologismo tra il serio e il faceto, che raggruppa le manifestazioni entro-fuoristrada, destinate alle moto “crossover” e “dual”, quelle che da anni sono in cima alle classifiche del venduto e quindi alle preferenze del pubblico. Manubri larghi, dotazioni tecniche importanti, come lo è il diametro della ruota anteriore (e il peso), che trasmettono all’utente la sensazione di avere tra le gambe il viatico per abbattere tutti i confini, di essere in sella all’inarrestabile (che poi non è così vero). I dati ANCMA parlano, solo per quest’anno, di più di 13.000 pezzi venduti per questa categoria, solo da gennaio a settembre, solo in Italia e in periodo di COVID. Un bacino di utenza enorme, da attrarre, con un calendario di eventi che negli ultimi tre / quattro anni è cresciuto esponenzialmente nell’offerta a tutte le latitudini italiche e non solo. Quindi essendo in possesso di una delle “dual” per eccellenza, ovvero la mia Husqvarna 701, cosa potevo fare se non provare ad assaggiare la mia gustosa porzione di “Adventouring” ? E con quale cominciare, se non con la più lunga e credo la più famosa e “strutturata” d’Italia, ovvero la Transitalia Marathon? Detto fatto…o quasi…perché l’avventura comincia già all’iscrizione, tutt’altro che scontata. Stiamo parlando, per partecipanti, di un evento che quest’anno, oltre ovviamente al patrocinio F.M.I., ha visto il riconoscimento anche della F.I.M. elevando la manifestazione, giunta alla sua sesta edizione del format attuale, alla sua giusta rilevanza internazionale. Quindi è accaduto che l’apertura delle iscrizioni è avvenuta alle ore 10.00 del 22 gennaio, e si sono chiuse alle 10,25 dello stesso giorno, con l’esaurimento dei 400 posti disponibili !! Neanche fosse stato un perfido “click-day” di qualche Ministero e neanche ad un prezzo particolarmente “popolare”; ma d’altronde, se vuoi un prodotto di qualità lo paghi a un professionista serio e la voce si diffonde. E tutto si può dire del MC Strade Bianche in Moto, del suo staff e di Mirco Urbinati “pilastro” di tutta la struttura organizzativa, meno che abbiano mancato in termini di qualità e professionalità. Bisogna quindi inevitabilmente snocciolare dei numeri, per comprendere appieno quanto sia stato fatto per consentire uno svolgimento regolare – e sicuro – di una manifestazione di questo livello. Tralasciando la – importantissima e fondamentale – organizzazione logistica, stiamo parlando di quattro tappe, che hanno visto il mio contachilometri fermarsi intorno ai 930 km con partenza da Rimini per arrivare a Sansepolcro, gettarsi in un’Umbria stupenda e medievale su strade bianche che ci hanno condotto a Todi, ripartire per Cascia e terminare all’Aquila. Circa il 60 / 70% del percorso in fuoristrada, attraversando campagne, borghi, boschi, altipiani e crinali stupendi, quelle situazioni che mettono l’appassionato del genere “polvere&fango” in quello stato idilliaco che alla fine delle stancanti ore di moto, gli fanno dire “già finito”? Per intenderci, l’ultima tappa da Cascia all’Aquila, che Urbinati ha – giustamente – ridotto a causa del rischio meteo e delle zone che dovevamo attraversare, ci ha visto percorrere un tratto di quasi 40 km senza toccare un metro di asfalto; credo una situazione irripetibile in qualsiasi altra zona d’Italia. L’offerta di navigazione è stata assolutamente completa; per gli “irriducibili del rotolino”, l’irrinunciabile roadbook cartaceo, tracce per il Tripy, navigatore intermedio e le consuete tracce GPX per i più diffusi navigatori moderni. Ma attenzione…alla traccia standard erano affiancate ben tre tracce “rain” utilizzabili sia in caso di meteo avverso, che semplicemente nel caso un partecipante avesse scelto di alleggerire la tappa con percorsi meno tecnici e impegnativi. Avete capito bene? Quattro percorsi distinti, che portano a più di 3.600 i km che l’organizzazione ha trovato, si è fatta autorizzare a percorrere, ha coordinato, ha progettato segnato coi waypoint e messo a disposizione dei partecipanti. Un lavoro immane, che come ha correttamente dichiarato Mirco, comincia il giorno dopo la cena dei saluti per organizzare l’edizione dell’anno successivo…e non abbiamo motivo di dubitarne. 369 i partenti ufficiali dell’edizione 2020, un popolo motociclistico variegato, qualche nome di spicco che è inutile fare perché si è guidato per il gusto e non per quello che si è stati, moto nuovissime, anziane signore reduci degli anni d’oro del fuoristrada ’70 – ’80 – ’90, svariate stimabili pilotesse che ha messo in crisi esistenziale ben più di un maschio. La nota un po’ triste, è che la stragrande maggioranza dei partecipanti era straniera, quasi il 70%, quindi ritorno ai numeri ANCMA e a quelle migliaia di moto vendute che sono “costrette” ai percorsi casa – spritz nel Bar quello figo, invece che essere condotte in quei posti magnifici che ho ancora negli occhi. Scherzo ovviamente (ma forse anche no…); la moto esprime un concetto di libertà che ogni suo possessore interpreta alla sua maniera, ma dopo aver provato questa esperienza, mi sento in piena consapevolezza di consigliare a chi ha un mezzo adatto allo scopo e un minimo di perizia alla guida, di provare almeno una volta a vivere una “Adventure” che lo porti fuori dall’ordinario per una manciata di giorni. Io lo rifarò? Perché, fino qui non si è capito quanto mi sia piaciuto? Altroché, ho già in tasca l’iscrizione per il Rally dell’Umbria 2021….e poi un anno è lungo….chissà quante altre ce ne stanno dentro !!
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Massimo Bonardi
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