Elimination Race
di Fabio de Lorenzo
Ma siamo proprio sicuri di non aver sbagliato strada? Non riesco a capire se il problema sia stato innescato dall’ennesima evoluzione delle moto o semplicemente dalla estremizzazione dei tracciati; un dato però è evidente, una feroce selezione sta decimando i ragazzi sia negli stadi che nei tracciati tradizionali. Vero, nella Città di Smeraldo Tomac ha incantato volando sui canali. Ma purtroppo Eli con la sua magia ha offuscato una realtà scomoda; alla boa dei 2/3 del campionato moltissimi degli attesi protagonisti sono costretti ai box o nella migliore delle ipotesi gareggiano fortemente limitati dagli infortuni. A Seattle solo sei piloti a pieni giri ed il primo del lappers, l’onesto ed altrettanto inconsistente Dean Wilson, è oggi ottavo nel ranking generale del campionato più selettivo del mondo, in virtù della sua migliore caratteristica: la sopravvivenza…
Vogliamo spostare l’attenzione su altre parti del globo? Esistono forse piste più gratificanti di Matterley Basin e Villa La Angostura? Non credo e onestamente l’attenzione che gli organizzatori hanno posto nella preparazione del fondo e del layout dei tracciati, è stata encomiabile. Eppure, soprattutto nell’ultimo GP, qualcosa non ha funzionato. Tanti, troppi ragazzi si sono autoeliminati a causa cadute molto pericolose innescate da impercettibili errori commessi ad alta velocità. Forse il problema nasce proprio da questo aspetto. Tutti ad invocare piste larghe, scorrevoli, con fondi perfettamente preparati e quant’altro, che successivamente vengono affrontate da piloti professionisti in sella a moto quasi perfette. La risultante è sotto gli occhi di tutti; la minima imprecisione paga un dazio altissimo che compromette lo spettacolo globale. Perché se un infortunio è un danno diretto per il pilota ed il Team, lo è anche e soprattutto per chi organizza lo show.
Se in Europa non siamo stati capaci di riempire un cancello del mondiale, negli States non possono certo sorridere. Insisto; sei piloti a pieni giri e nomi di oscuri comprimari nella classifica di un main event, non sono un successo! Temo che l’unica soluzione debba essere imposta dall’alto, ovvero da chi si occupa di regolamentare le competizioni. Non si può chiedere alle case motociclistiche di autodisciplinarsi interrompendo lo sviluppo volto alla massima prestazione. Non sarebbe altresì corretto additare gli organizzatori di scarsa attenzione. Probabilmente, come già succede in altri sport motoristici, sarebbe auspicabile imporre dei paletti tecnici ai mezzi meccanici atti a contenere l’inesauribile spinta alla massima prestazione. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima settimana 😉
(Image Supercrosslive, MXGP)